Eneide, Libro 4, traduzione vv. 553-583 - Studentville

Eneide, Libro 4, traduzione vv. 553-583

Tantos illa suo rumpebat pectore questus:
Aeneas celsa in puppi iam certus eundi
carpebat somnos

rebus iam rite paratis.
huic se forma dei vultu redeuntis eodem
obtulit in somnis rursusque ita visa monere est,

omnia Mercurio similis, vocemque coloremque
et crinis flavos et membra decora iuventa:
‘nate dea, potes hoc

sub casu ducere somnos,
nec quae te circum stent deinde pericula cernis,
demens, nec Zephyros audis spirare secundos?

illa dolos dirumque nefas in pectore versat
certa mori, variosque irarum concitat aestus.
non fugis hinc praeceps,

dum praecipitare potestas?
iam mare turbari trabibus saevasque videbis
conlucere faces, iam fervere litora flammis,

si te his attigerit terris Aurora morantem.
heia age, rumpe moras. varium et mutabile semper
femina.’ sic fatus

nocti se immiscuit atrae.
Tum vero Aeneas subitis exterritus umbris
corripit e somno corpus sociosque fatigat

praecipitis: ‘vigilate, viri, et considite transtris;
solvite vela citi. deus aethere missus ab alto
festinare

fugam tortosque incidere funis
ecce iterum instimulat. sequimur te, sancte deorum,
quisquis es, imperioque iterum

paremus ovantes.
adsis o placidusque iuves et sidera caelo
dextra feras.’ dixit vaginaque eripit ensem
fulmineum

strictoque ferit retinacula ferro.
idem omnis simul ardor habet, rapiuntque ruuntque;
litora deseruere, latet sub

classibus aequor,
adnixi torquent spumas et caerula verrunt.

Versione tradotta

Ella

prorompeva dal suo cuore così grandi lamenti:
Enea sull'alta poppa ormai sicuro di andare
prendeva sonno, già

ben preparate le cose.
A lui si offrì nei sogni l'immagine del dio che tornava
con lo stesso volto e di nuovo parve

ammonire così:
in tutto simile a Mercurio, e voce e colore
e biondi capelli e membra belle di giovinezza:
"Figlio di

dea, puoi continuare il sonno in questa situazione,
né vedi quali pericoli poi stiano attorno a te,
pazzo, né senti gli

Zefiri spirare favorevoli?
Lei macchina tranelli in cuore e crudele delitto,
sicura di morire, ed eccita varie tempeste

di ire.
Non fuggi di qui di fretta, mentre c'è possibilità di affrettarsi?
Ormai vedrai il mare scuotersi di legni e

brillare fiamme
crudeli, ormai i lidi ribollire di fiamme, se Aurora
ti coglierà ad indugiare su queste terre
Orsù

vai, rompi gli indugi. E' sempre un essere vario e mutevole
la donna". Detto così, si confuse nella nera notte.

Allora Enea atterrito dalle ombre improvvise
strappa il corpo dal sonno e sprona i compagni
rapidi: "Vigilate,

uomini, e sedete ai remi;
svelti sciogliete le vele. Un dio inviato dall'alto cielo
ecco di nuovo ci stimola ad

affrettare la fuga
e tagliare le corde attorcigliate. Ti seguiamo, santo tra gli dei,
chiunque sia, e di nuovo festanti

obbediamo al comando.
Oh, assistici, aiutaci benevolo e porta dal cielo
stelle propizie." Disse ed estrae dal fodero la

spada
fulminea e, impugnata l'arma, taglia gli ormeggi.
Insieme lo stesso ardore prende tutti, si buttano e

corrono;
lasciarono i lidi, il mare è nascosto sotto le flotte,
sforzandosi tagliano le spume e spazzano

l'azzurro.

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