Verrinae, Libro 5, 117-118-119 (Inaudità crudeltà di un littore) - Studentville

Verrinae, Libro 5, 117-118-119 (Inaudità crudeltà di un littore)

Includuntur in carcerem condemnati. Parentes quoque prohibentur adire ad filios prohibentur liberis suis cibum vestitumque ferre. Patres hi quos videtis iacebant in limine matresque miserae pernoctabant ad ostium carceris ab extremo conspectu liberum exclusae. Aderat ianitor carceris carnifex praetoris mors terrorque sociorum et civium Romanorum lictor Sextius cui ex omni gemitu doloreque certa merces comparabatur. Sextium enim non pudebat a parentibus pecuniam his verbis petere:«Ut adeas tantum dabis; ut cibum tibi intro ferre liceat tantum.». Nemo recusabat. «Quid? ut uno ictu securis adferam mortem filio tuo quid dabis? ne diu crucietur ne saepius feriatur ne cum sensu doloris aliquo spiritus auferatur?» Etiam ob hanc causam pecunia dabatur lictori quem non miserebat illorum infelicium eorumque parentum.

Versione tradotta

I condannati vengono rinchiusi nel carcere. Anche ai genitori viene proibito di andare dai figli e di portare cibo e vestiti ai figli. Questi padri, che vedete, giacevano (erano distesi) sulla soglia e le povere madri trascorrevano la notte presso l’ingresso del carcere e poste fuori dalla vista dei figli. Erano presenti il custode del carcere, il carnefice del pretore, morte e terrore degli alleati e dei cittadini Romani, il littore Sestio, al quale da ogni gemito e dolore (endiadi: gemito di dolore) veniva procurata una certa ricompensa. Infatti Sestio non si vergognava di chiedere denaro ai (loro) genitori con queste parole: “Per entrare darai tanto (denaro); tanto in modo che ti sia permesso di introdurre cibo”. Nessuno si opponeva. “Cosa? Cosa darai in modo che io procuri la morte a tuo figlio con un solo colpo di scure?” Affinché non soffra a lungo, affinché non sia ferito più spesso, affinché il suo respiro non sia portato via con qualche sensazione di dolore?”. Anche per questo motivo si dava denaro al littore che non aveva compassione di quegli sventurati e dei loro genitori.

  • Letteratura Latina
  • Verrinae di Cicerone
  • Cicerone

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