Libro 5 - Favola 10 - Studentville

Libro 5 - Favola 10

Adversus omnes fortis et velox feras canis cum domino semper fecisset satis, languere coepit annis ingravantibus. Aliquando

obiectus hispidi pugnae suis, arripuit aurem; sed cariosis dentibus praedam dimisit rictus. Venator dolens canem obiurgabat.

Cui senex contra latrans: “Non te destituit animus, sed vires meae. Quod fuimus lauda, si iam damnas quod sumus.” Hoc cur,

Philete, scripserim pulchre vides.

Versione tradotta

Un cane, forte e veloce contro tutte le

fiere , avendo sempre fatto abbastanza per il padrone, cominciò ad indebolirsi, poiché gli anni gravavano. Una volta presentato

allo scontro dell’ispido cinghiale,
prese un orecchio; ma la bocca aperta lasciò la preda causa dei denti cariati. Il

cacciatore dolendosi sgridava il cane. Ma a lui in risposta il vecchio latrando: ”Non ti abbandonò lo spirito, ma le mie

forze.
Loda quel che siamo stati, se ora condanni ciò che siamo.” O Filete, vedi bene perché abbia scritto questo.

  • Letteratura Latina
  • Le Fabulae di Fedro
  • Fedro

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