Adversus omnes fortis et velox feras canis cum domino semper fecisset satis, languere coepit annis ingravantibus. Aliquando
obiectus hispidi pugnae suis, arripuit aurem; sed cariosis dentibus praedam dimisit rictus. Venator dolens canem obiurgabat.
Cui senex contra latrans: “Non te destituit animus, sed vires meae. Quod fuimus lauda, si iam damnas quod sumus.” Hoc cur,
Philete, scripserim pulchre vides.
Versione tradotta
Un cane, forte e veloce contro tutte le
fiere , avendo sempre fatto abbastanza per il padrone, cominciò ad indebolirsi, poiché gli anni gravavano. Una volta presentato
allo scontro dellispido cinghiale,
prese un orecchio; ma la bocca aperta lasciò la preda causa dei denti cariati. Il
cacciatore dolendosi sgridava il cane. Ma a lui in risposta il vecchio latrando: Non ti abbandonò lo spirito, ma le mie
forze.
Loda quel che siamo stati, se ora condanni ciò che siamo. O Filete, vedi bene perché abbia scritto questo.
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