Libro 5 - Favola 3 - Studentville

Libro 5 - Favola 3

Calvi momordit musca nudatum caput, quam opprimere

captans alapam sibi duxit gravem. Tunc illa inridens: “Punctum volucris parvulae voluisti morte ulcisci; quid facies tibi,

iniuriae qui addideris contumeliam?” Respondit: “Mecum facile redeo in gratiam, quia non fuisse mentem laedendi scio. Sed te,

contempti generis animal improbum, quae delectaris bibere humanum sanguinem, optem necare vel maiore incommodo.” Hoc argumento

venia donari decet qui casu peccat. Nam qui consilio est nocens, illum esse quavis dignum poena iudico.

Versione tradotta

La mosca morse la testa nuda di un calvo, che tentando di

ucciderla si diede un forte schiaffo. Allora essa ridendo: “Hai voluto vendicare con la morte la puntura d’un volatile piccino;

che fai per te, che all’offesa hai aggiunto la beffa?” Rispose: “Con me facilmente ritorno in amicizia, perché so che non ci fu

nessuna idea di danneggiare. Ma te, malvagio essere di una razza disprezzata, che ti compiaci a bere sangue umano, vorrei

ucciderti anche con maggior danno.” Con questa testimonianza è bene che sia dato perdono a chi sbaglia per caso. Ma chi è

nocivo per decisione giudico che quello sia degno di qualsiasi pena.

  • Letteratura Latina
  • Le Fabulae di Fedro
  • Fedro

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti