Quidam immolasset verrem cum sancto Herculi, cui pro salute votum debebat sua, asello iussit reliquias
poni hordei. Quas aspernatus ille sic locutus est: “Libenter istum prorsus adpeterem cibum, nisi qui nutritus illo est
iugulatus foret.” Huius respectu fabulae deterritus, periculosum semper vitavi lucrum. Sed dicis: “Qui rapuere divitias,
habent.” Numeremus agedum qui deprensi perierunt; maiorem turbam punitorum reperies. Paucis temeritas est bono, multis
malo.
Versione tradotta
Avendo in tale immolato un verro al dio Ercole, cui
doveva un voto per la sua salute, ordinò che si dessero allasinello le rimanenze dellorzo.
Ma rifiutatele egli così parlò:
Volentieri davvero vorrei codesto cibo, se quello che ne è stato nutrito non fosse stato sgozzato. Spaventato dalla
riflessione di questa favola, evitai sempre il guadagno rischioso. Ma tu dici: Quelli che hanno rubato ricchezze, le hanno.
Contiamo dunque quelli che catturati perirono; troverai una folla maggiore di puniti. La temerarietà per pochi è (di) bene, per
molti (è) di male.
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