De Bello Gallico, Libro 5 - Par. 23 - Studentville

De Bello Gallico, Libro 5 - Par. 23

Obsidibus acceptis exercitum reducit ad mare, naves invenit refectas. His deductis, quod et captivorum magnum numerum habebat et nonnullae tempestate deperierant naves, duobus commeatibus exercitum reportare instituit. Ac sic accidit uti ex tanto navium numero tot navigationibus neque hoc neque superiore anno ulla omnino navis, quae milites portaret, desideraretur, at ex iis, quae inanes ex continenti ad eum remitterentur et prioris commeatus expositis militibus et quas postea Labienus faciendas curaverat numero lx, perpaucae locum caperent, reliquae fere omnes reicerentur. Quas cum aliquamdiu Caesar frustra expectasset, ne anni tempore a navigatione excluderetur, quod aequinoctium suberat, necessario angustius milites conlocavit ac summa tranquillitate consecuta secunda inita cum solvisset vigilia, prima luce terram attigit omnesque incolumes naves perduxit.

Versione tradotta

Ricevuti gli ostaggi riconduce l’esercito al mare, trova le navi ricostruite.
Tratte queste in secca, sia perché aveva un gran numero di prigionieri ed alcune tempeste avevano rovinato le navi, decise di riportare l’esercito con due convogli. E così accadde che da un così grande numero di navi per tante navigazioni né in questo né nell’anno precedente assolutamente nessuna nave, che potava soldati, si rimpiangeva ma tra quelle che venivano rimandate a lui vuote dal continente sia del primo convoglio dopo aver sbarcato i soldati sia quelle che Labieno si era premurato di costruire nel numero di 60, pochissime raggiungevano il luogo, quasi tutte le altre venivano respinte.
Ma avendole aspettate invano per un poco, Cesare, per non essere escluso dalla navigazione dal periodo dell’anno, poiché era vicino l’equinozio, mise i soldati più strettamente del necessario, sopraggiunta una grandissima bonaccia, essendo salpato alla seconda veglia, alla prima luce toccò terra e ricondusse tutte le navi incolumi.

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