Diebus circiter quindecim, quibus in hiberna ventum est, initium repentini tumultus ac defectionis ortum est ab Ambiorige et Catuvolco. Qui cum ad fines regni sui Sabino Cottaeque praesto fuissent frumentumque in hiberna comportavissent, Indutiomari Treveri nuntiis impulsi suos concitaverunt subitoque oppressis lignatoribus magna manu ad castra oppugnanda venerunt. Cum celeriter nostri arma cepissent vallumque ascendissent atque una ex parte Hispanis equitibus emissis equestri proelio superiores fuissent, desperata re hostes suos ab oppugnatione reduxerunt. Tum suo more conclamaverunt, uti aliqui ex nostris ad conloquium prodiret: habere sese quae de re communi dicere vellent, quibus rebus controversias minui posse sperarent.
Versione tradotta
Circa dopo quindici giorni che si giunse negli accampamenti invernali, sorse l’inizio di una improvvisa rivolta e ribellione da parte di Ambiorige e Catuvolco.
Essi dunque essendo stati ad attendere ai confini del loro regno Sabino e Cotta ed avendo portato il vettovagliamento negli accampamenti invernali, spinti dai messaggeri del treviro Induziomaro sobillarono i loro ed improvvisamente uccisi gli approvvigionatori di legna con una grossa squadra vennero ad assediare gli accampamenti. Avendo i nostri prese rapidamente le armi e saliti sul trinceramento e mandati da una parte i cavalieri ispanici, essendo riusciti vincitori con uno scontro di cavalleria, essendo la situazione disperata, i nemici ritirarono i loro dall’assedio. Poi come loro abitudine gridarono che qualcuno dei nostri uscisse al colloquio: (dicendo che) essi avevano cose che volevano dire di comune interesse, sulle cui cose speravano che le controversie si potessero minimizzare.
- Letteratura Latina
- Libro 5
- Cesare
- De Bello Gallico