Contra ea Titurius sero facturos clamitabat, cum maiores manus hostium adiunctis Germanis convenissent, aut cum aliquid calamitatis in proximis hibernis esset acceptum. Brevem consulendi esse occasionem. Caesarem arbitrari profectum in Italiam; neque aliter Carnutes interficiundi Tasgetii consilium fuisse capturos, neque Eburones, si ille adesset, tanta contemptione nostri ad castra venturos. Sese non hostem auctorem, sed rem spectare; subesse Rhenum; magno esse Germanis dolori Ariovisti mortem et superiores nostras victorias; ardere Galliam tot contumeliis acceptis sub populi Romani imperium redactam superiore gloria rei militaris exstincta. Postremo quis hoc sibi persuaderet sine certa spe Ambiorigem ad eius modi consilium descendisse? Suam sententiam in utramque partem esse tutam; si nihil sit durius, nullo cum periculo ad proximam legionem perventuros; si Gallia omnis cum Germanis consentiat, unam esse in celeritate positam salutem. Cottae quidem atque eorum, qui dissentirent, consilium quem haberet exitum? In quo si non praesens periculum, at certe longinqua obsidione fames esset timenda.
Versione tradotta
Contro tali pareri Tiburio gridava che avrebbero agito tardi, quando maggiori truppe di nemici, unitisi i Germani, si fossero riunite, o quando nei vicini accampamenti invernali si fosse ricevuto un qualcosa di disastroso.
Il momento di decidere era breve. Pensava che Cesare fosse partito per l’Italia;
altrimenti i Carnuti non avrebbero presa la decisione di uccidere tasgezio, e gli Eburoni, se ci fosse presente lui, non sarebbero giunti agli accampamenti con così grande disprezzo di noi.
Lui non guardava al nemico suggeritore, ma alla realtà;
il Reno era vicino; per i Germani era di grande dolore la morte di Ariovisto e le nostre precedenti vittorie;
la Gallia ridotta sotto il potere del popolo romano dopo aver ricevuti tanti oltraggi, bruciava, estinta la precedente fama di tattica militare. Infine chi si persuadeva in questo, che Ambiorige esse giunto ad una decisione di tal genere senza una sicura speranza? Il suo parere era certo in entrambe le direzioni;
se non ci fosse nulla di troppo duro, con nessun rischio sarebbero giunti alla legione vicina; se tutta la Gallia si accodasse con i Germani, l’unica salvezza sarebbe stata posta nella velocità.
Veramente il piano di Cotta e di quelli che dissentivano, quale esito avrebbe?
In questo se non un pericolo presente, certamente però si doveva temere la fame per il lungo assedio.
- Letteratura Latina
- Libro 5
- Cesare
- De Bello Gallico