His rebus permotus Q. Titurius cum procul Ambiorigem suos cohortantem conspexisset, interpretem suum Cn. Pompeium ad eum mittit rogatum ut sibi militibusque parcat. Ille appellatus respondet: si velit secum conloqui, licere; sperare a multitudine impetrari posse, quod ad militum salutem pertineat; ipsi vero nihil nocitum iri inque eam rem se suam fidem interponere. Ille cum Cotta saucio communicat, si videatur, pugna ut excedant et cum Ambiorige una conloquantur; sperare ab eo de sua ac militum salute impetrari posse. Cotta se ad armatum hostem iturum negat atque in eo perseverat.
Versione tradotta
Spaventato da queste cose Q. Titurio avendo visto da lontano Ambiorige che esortava i suoi, manda a lui il suo interprete Gn. Pompeo per chiedere che risparmi se ed i
soldati.
Egli chiamato risponde: se volesse parlare con lui, era lecito;
sperava si potesse ottenere dalla moltitudine, quello che riguardava la salvezza dei soldati; a lui (Titurio ) non si sarebbe nuociuto per nulla e per tale cosa interponeva la sua parola.
Egli parla con Cotta, se sembri opportuno, di uscire dallo scontro e parlare insieme con Ambiorige; sperava di poter impetrare da lui per la salvezza propria e dei soldati.
Cotta rifiuta di andare da un nemico (che è) armato ed insiste su questo.
- De Bello Gallico
- Libro 5
- Cesare
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