Itaque confestim dimissis nuntiis ad Ceutrones, Grudios, Levacos, Pleumoxios, Geidumnos, qui omnes sub eorum imperio sunt, quam maximas possunt manus cogunt et de improviso ad Ciceronis hiberna advolant, nondum ad eum fama de Titurii morte perlataHuic quoque accidit – quod fuit necesse – ut nonnulli milites qui lignationis munitionisque causa in silvas discessissent, repentino equitum adventu interciperentur. His circumventis magna manu Eburones, Nervii, Atuatuci atque horum omnium socii clientesque legionem oppugnare incipiunt. Nostri celeriter ad arma concurrunt, vallum conscendunt. Aegre is dies sustentatur, quod omnem spem hostes in celeritate ponebant atque hanc adepti victoriam in perpetuum se fore victores confidebant.
Versione tradotta
Così inviati immediatamente dei messaggeri a Ceutroni, Grudi, Levaci, Pleumossi, Geudumni, che sono tutti sotto il loro comando, raccolgono le maggiori squadre che possono ed all’improvviso volano agli accampamenti invernali di Cicerone, non essendo ancora stata riferita a lui la notizia circa Titurio.
Anche a costui accadde – cosa che fu destino – che alcuni soldati che per la raccolta della legna e la fortificazione s’erano allontanati nelle selve, fossero intercettati dall’arrivo improvviso dei cavalieri. Circondati questi con un grosso manipolo, Eburoni, Nervi, Atuatuci ed i soci di tutti questi ed i clienti cominciano ad attaccare la legione.
I nostri velocemente corrono alle armi, salgono il triceramento.
A fatica quel giorno si resiste, perché i nemici ponevano tutta la speranza nella velocità e ottenuta questa vittoria confidavano che sarebbero stati vincitori per sempre.
- Letteratura Latina
- Libro 5
- Cesare
- De Bello Gallico