Caesar etsi intellegebat qua de causa ea dicerentur quaeque eum res ab instituto consilio deterreret, tamen, ne aestatem in Treveris consumere cogeretur omnibus rebus ad Britannicum bellum comparatis, Indutiomarum ad se cum ducentis obsidibus venire iussit. His adductis, in iis filio propinquisque eius omnibus, quos nominatim evocaverat, consolatus Indutiomarum hortatusque est uti in officio maneret; nihilo tamen setius principibus Treverorum ad se convocatis hos singillatim Cingetorigi conciliavit, quod cum merito eius ab se fieri intellegebat, tum magni interesse arbitrabatur eius auctoritatem inter suos quam plurimum valere, cuius tam egregiam in se voluntatem perspexisset. Id factum graviter tulit Indutiomarus, suam gratiam inter suos minui, et qui iam ante inimico in nos animo fuisset, multo gravius hoc dolore exarsit.
Versione tradotta
Cesare anche se capiva per quale motivo fossero dette quelle cose e quale situazione lo distogliesse dal piano stabilito, tuttavia, per non essere costretto a consumare l’estate tra i Treviri, dopo aver preparato tutte le cose per la guerra britannica, ordinò che Induziomaro venisse da lui con duecento ostaggi.
Portati questi, tra essi il figlio e tutti i suoi parenti, che aveva chiamato per nome, dopo aver rassicurato Induziomaro lo esortò a tenersi all’impegno; non di meno convocati presso di sé i capi dei Treviri, conciliò questi singolarmente con Cingetorige, poiché capiva che per suo merito si poteva agire da parte sua (di Cesare), poi riteneva che interessava molto che il suo prestigio valesse il più possibile tra i suoi, avendo visto una così nobile amicizia nei propri confronti.
Tale fatto Induziomaro lo tollerò male, che il suo favore diminuisse tra i suoi e chi già prima era stato verso di noi di animo ostile, molto più pesantemente bruciò per questo dolore.
- De Bello Gallico
- Libro 5
- Cesare
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