De Bello Gallico, Libro 5 - Par. 44 - Studentville

De Bello Gallico, Libro 5 - Par. 44

Erant in ea legione fortissimi viri centuriones qui iam primis ordinibus adpropinquarent, Titus Pullo et Lucius Vorenus. Hi perpetuas inter se controversias habebant, uter alteri anteferretur, omnibusque annis de loco summis simultatibus contendebant. Ex his Pullo, cum acerrime ad munitiones pugnaretur, ‘Quid dubitas’ inquit ‘Vorene? Aut quem locum tuae probandae virtutis exspectas? Hic dies de nostris controversiis iudicabit.’ Haec cum dixisset, procedit extra munitiones quaque hostium pars confertissima est visa, inrumpit. Ne Vorenus quidem sese tum vallo continet, sed omnium veritus existimationem subsequitur. Mediocri spatio relicto Pullo pilum in hostes inmittit atque unum ex multitudine procurrentem traicit. Quo percusso exanimatoque hunc scutis protegunt hostes, in illum universi tela coniciunt neque dant progrediendi facultatem. Transfigitur scutum Pulloni et verutum in balteo defigitur. Avertit hic casus vaginam et gladium educere conanti dextram moratur manum impeditumque hostes circumsistunt. Succurrit inimicus illi Vorenus et laboranti subvenit. Ad hunc se confestim a Pullone omnis multitudo convertit; illum veruto transfixum arbitrantur. Vorenus gladio rem comminus gerit atque uno interfecto reliquos paulum propellit; dum cupidius instat, in locum inferiorem deiectus concidit. Huic rursus circumvento subsidium fert Pullo, atque ambo incolumes compluribus interfectis summa cum laude intra munitiones se recipiunt. Sic fortuna in contentione et certamine utrumque versavit, ut alter alteri inimicus auxilio salutique esset neque diiudicari posset, uter utri virtute anteferendus videretur.

Versione tradotta

C’erano in quella legione uomini fortissimi, i centurioni che ormai si avvicinavano ai primi ordini, Tito Pullone e Lucio Voreno.
Questi avevano tra loro perpetue liti, chi superasse l’altro, e tutti gli anni litigavano con grandissima rivalità per il grado.
Tra questi Pullone, mentre si combatteva molto aspramente presso le fortificazioni, “Perché esiti, disse, Voreno? O quale momento aspetti di provare il tuo valore? Questo giorno giudicherà sulle nostre liti.”
Avendo detto ciò, avanza fuori dalle fortificazioni ed irrompe là dove la parte dei nemici che sembrò serratissima.
Nemmeno Voreno allora si trattiene nel trinceramento, ma temendo il giudizio di tutti, segue.
Lasciato uno piccolo spazio, Pullone scaglia un giavellotto contro i nemici e trapassa uno della ressa che correva avanti.
Essendo questi colpito e tramortito, i nemici proteggono costui con gli scudi, tutti scagliano su di lui (Pullone) i giavellotti e non danno possibilità di avanzare.
A Pullone viene trapassato lo scudo ed un giavellotto si pianta sul cinturone. Questo colpo sposta la vagina e blocca la mano a lui che tenta di estrarre la spada ed i nemici lo circondano,
bloccato.
Lo soccorre l’avversario Voreno e lo aiuta in difficoltà.
Tutta la moltitudine da Pullone si rivolge subito a costui; pensano sia trapassato dal giavellotto.
Voreno affronta la situazione con la spada corpo a corpo ed uccisone uno respinge un poco gli altri; mentre incalza troppo ardentemente, inciampato in un luogo più basso cade.
A costui a sua volta circondato porta soccorso Pullone ed entrambi incolumi, dopo averne ammazzati parecchi, con grande onore si ritirano dentro le fortificazioni.
Così la sorte avvolse entrambi nella lite e nel duello, cosi che uno avversario dell’altro fosse di aiuto e di salvezza e non si potesse decidere, quale sembrasse da preferire all’altro per coraggio.

  • Letteratura Latina
  • Libro 5
  • Cesare
  • De Bello Gallico

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti