Labienus, cum et loci natura et manu munitissimis castris sese teneret, de suo ac legionis periculo nihil timebat, ne quam occasionem rei bene gerendae dimitteret, cogitabat. Itaque a Cingetorige atque eius propinquis oratione Indutiomari cognita, quam in concilio habuerat, circummittit ad finitimas civitates equitesque undique evocat; his certam diem conveniendi dicit. Interim prope cotidie cum omni equitatu Indutiomarus sub castris eius vagabatur, alias ut situm castrorum cognosceret, alias conloquendi aut territandi causa. Equites plerumque eminus tela intra vallum coniciebant. Labienus suos intra munitiones continebat timorisque opinionem quibuscumque poterat rebus augebat.
Versione tradotta
Labieno, tenendosi in accampamenti munitissimi sia dalla natura del luogo che dall’impegno, non temeva nulla circa un pericolo suo e della legione e rifletteva di non lasciare una qualche occasione di concludere bene la cosa.
Così saputo da Cingetorige e dai suoi parenti il discorso di Induziomaro, che aveva tenuto nel concilio, manda disposizioni alla nazioni confinanti e fa venire da ogni parte cavalieri;
per questi stabilisce il giorno preciso di riunirsi. Intanto quasi quotidianamente Induziomaro con tutta la cavalleria girava sotto i suoi accampamenti, da una parte per conoscere la postazione degli accampamenti, dall’altra per parlare o impaurire.
I cavalieri per lo più scagliavano da lontano giavellotti dentro la palizzata. Labieno tratteneva i suoi dentro le fortificazioni ed aumentava l’idea di paura con tutte le cose che poteva
- De Bello Gallico
- Libro 5
- Cesare
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