Eneide, Libro 5, traduzione vv. 664-699 - Studentville

Eneide, Libro 5, traduzione vv. 664-699

Nuntius Anchisae ad tumulum cuneosque theatri
incensas perfert navis Eumelus, et ipsi
respiciunt

atram in nimbo volitare favillam.
primus et Ascanius, cursus ut laetus equestris
ducebat, sic acer equo turbata petivit

castra, nec exanimes possunt retinere magistri.
‘quis furor iste novus? quo nunc, quo tenditis’ inquit

‘heu miserae cives? non hostem inimicaque castra
Argivum, vestras spes uritis. en, ego vester

Ascanius.’- galeam ante pedes proiecit inanem,
qua ludo indutus belli simulacra ciebat.
accelerat simul Aeneas,

simul agmina Teucrum.
ast illae diversa metu per litora passim
diffugiunt, silvasque et sicubi concava furtim
saxa

petunt; piget incepti lucisque, suosque
mutatae agnoscunt excussaque pectore Iuno est.
Sed non idcirco flamma atque

incendia viris
indomitas posuere; udo sub robore vivit
stuppa vomens tardum fumum, lentusque carinas
est vapor et

toto descendit corpore pestis,
nec vires heroum infusaque flumina prosunt.
tum pius Aeneas umeris abscindere vestem

auxilioque vocare deos et tendere palmas:
‘Iuppiter omnipotens, si nondum exosus ad unum
Troianos, si quid

pietas antiqua labores
respicit humanos, da flammam evadere classi
nunc, pater, et tenuis Teucrum res eripe leto.

vel tu, quod superest, infesto fulmine morti,
si mereor, demitte tuaque hic obrue dextra.’
vix haec ediderat cum

effusis imbribus atra
tempestas sine more furit tonitruque tremescunt
ardua terrarum et campi; ruit aethere toto

turbidus imber aqua densisque nigerrimus Austris,
implenturque super puppes, semusta madescunt
robora, restinctus

donec vapor omnis et omnes
quattuor amissis servatae a peste carinae.

Versione tradotta

L'araldo Eumelo

riferisce alla tomba d'Anchise ed ai settori
del teatro delle navi bruciate, loro stessi
vedono in una nube la

nera fiamma volare.
Per primo anche Ascanio, come guidava lieto le corse
equestri, così ardente a cavallo si diresse al

campo Sconvolto, né lo
possono trattenere i pallidi maestri.
"Che strana pazzia questa? Dove ora, dove andate?"

disse,
ahi, misere cittadine? Non bruciate il nemico, ed i campi
avversari degli Argivi, ma le vostre speranze. Ecco,

sono io
il vostro Ascanio". Buttò ai piedi l'elmo inutile,
di cui rivestito per gioco evocava finzioni di

guerra:
Insieme s'affretta Enea, insieme le schiere dei Teucri.
Ma quelle scappano qua e là disordinatamente sui

lidi
per paura, si dirigono nei boschi e di nascosto ovunque
nelle rocce scavate; si vergognano dell'azione e della

luce,
cambiate riconoscono i loro e Giunone fu scossa dal petto.
Ma intorno la fiamma e gli incendi non deposero le

forze
indomabili; sotto il rovere bagnato vive
la stoppa vomitando un fumo pigro, il fuoco rode
le carene e la

rovina scende per tutto il corpo,
le forze degli eroi ed i fiumi versati non giovano .
Allora il pio Enea strappava la

veste dalle spalle
chiamava in aiuto gli dei e tendeva le palme:
"Giove onnipotente, se non ancora odiasti i

Troiani
fino all'ultimo uomo, se la pietà guarda un poco
le fatiche umane, concedi ora che la fiamma fugga
dalla

flotta, padre, e strappa da morte le esili sorti dei Troiani.
Oppure tu, ciò che resta, mandami a miore col fulmine

ostile,
se lo merito, e qui annullami con la tua destra":
Appena aveva detto questo, quando, rovesciatesi le

piogge,
una nera tempesta infuria senza preavviso e tremano
le cime delle terre e le pianure; una furiosa pioggia

cade
da tutto il cielo, nerissima, d'acqua e di densi Austri,
sopra si riempiono le poppe, le tavole

semibruciate
si inzuppano, finché tutto il fuoco (fu) spento e tutte le navi,
perdutene quattro, (furono) salvate dalla

rovina.

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