Eneide, Libro 5, traduzione vv. 746-778 - Studentville

Eneide, Libro 5, traduzione vv. 746-778

Extemplo socios primumque accersit Acesten
et Iovis

imperium et cari praecepta parentis
edocet et quae nunc animo sententia constet.
haud mora consiliis, nec iussa recusat

Acestes:
transcribunt urbi matres populumque volentem
deponunt, animos nil magnae laudis egentis.
ipsi transtra

novant flammisque ambesa reponunt
robora navigiis, aptant remosque rudentisque,
exigui numero, sed bello vivida virtus.

interea Aeneas urbem designat aratro
sortiturque domos; hoc Ilium et haec loca Troiam
esse iubet.

gaudet regno Troianus Acestes
indicitque forum et patribus dat iura vocatis.
tum vicina astris Erycino in vertice sedes

fundatur Veneri Idaliae, tumuloque sacerdos
ac lucus late sacer additus Anchiseo.
Iamque dies epulata novem gens

omnis, et aris
factus honos: placidi straverunt aequora venti
creber et aspirans rursus vocat Auster in altum.

exoritur procurva ingens per litora fletus;
complexi inter se noctemque diemque morantur.
ipsae iam matres, ipsi,

quibus aspera quondam
visa maris facies et non tolerabile numen,
ire volunt omnemque fugae perferre laborem.
quos

bonus Aeneas dictis solatur amicis
et consanguineo lacrimans commendat Acestae.
tris Eryci vitulos et Tempestatibus

agnam
caedere deinde iubet solvique ex ordine funem.
ipse caput tonsae foliis evinctus olivae
stans procul in prora

pateram tenet, extaque salsos
proicit in fluctus ac vina liquentia fundit.
certatim socii feriunt mare et aequora

verrunt;
prosequitur surgens a puppi ventus euntis.

Versione tradotta

Subito

anzitutto chiama i compagni ed Aceste per primo
rivela il comando di Giove e gli ordini del caro
padre e quale idea

adesso stia in cuore.
Non esitazione per le decisioni, Aceste non rifiuta i comandi:
assegnano alla città le madri e

lasciano il popolo
che vuole, animi per nulla vogliosi di gran lode.
Essi rinnovano i banchi e rimettono sulle navi le

travi mangiate
dalle fiamme, adattano remi e funi,
pochi di numero, ma un coraggio vivace per la guerra.
Frattanto

Enea con l'aratro disegna la città
e sorteggia le case; ordina che questo sia Ilio e questi
luoghi Troia. Il Traiano

Aceste gode per il regno
convoca il foro e dà le leggi ai padri eletti.
Allora sulla vetta ercina è fondata una sede

vicina
agli astri per Venere idalia, al tumulo di Anchise attorno
(fu) assegnato un sacerdote ed un bosco

sacro.
Ormai per nove giorni tutto il popolo ha banchettato e
(fu) reso onore agli altari: i placidi venti stesero le

acque
ed Austro assiduo spirando chiama di nuovo al largo.
Sorge un immenso pianto sui lidi ricurvi;
abbracciandosi a

vicenda indugiano giorno e notte.
Le stesse madri ormai, gli stessi, cui un tempo sembrò
crudele la vista del mare e non

tollerabile il nome,
vogliono andare e sopportare tutta la fatica della fuga.
Il buon Enea li consola con parole

amiche
e piangendo li affida al consanguineo Aceste.
Ordina di uccidere tre vitelli per Erice ed un agnello
alle

Tempeste e di sciogliere la fune per ordine.
Egli cinto di foglie di olivo tagliato
lontano, stando sulla prua tiene la

coppa, lancia viscere
sul flutti salati e versa limpidi vini.
A gara i compagni feriscono il mare e spazzano le

acque;
il vento sorgendo da poppa accompagna i partenti.

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