Ut pelagus tenuere rates nec iam amplius ulla
occurrit tellus, maria undique et undique caelum,
olli caeruleus supra caput astitit imber
noctem hiememque ferens
et inhorruit unda tenebris.
ipse gubernator puppi Palinurus ab alta:
‘heu quianam tanti cinxerunt aethera nimbi?
quidve, pater Neptune, paras?’ sic deinde locutus
colligere arma iubet validisque incumbere remis,
obliquatque
sinus in ventum ac talia fatur:
‘magnanime Aenea, non, si mihi Iuppiter auctor
spondeat, hoc sperem Italiam
contingere caelo.
mutati transversa fremunt et vespere ab atro
consurgunt venti, atque in nubem cogitur aer.
nec
nos obniti contra nec tendere tantum
sufficimus. superat quoniam Fortuna, sequamur,
quoque vocat vertamus iter. nec
litora longe
fida reor fraterna Erycis portusque Sicanos,
si modo rite memor servata remetior astra.’
tum pius
Aeneas: ‘equidem sic poscere ventos
iamdudum et frustra cerno te tendere contra.
flecte viam velis. an sit mihi
gratior ulla,
quove magis fessas optem dimittere navis,
quam quae Dardanium tellus mihi servat Acesten
et patris
Anchisae gremio complectitur ossa?’
haec ubi dicta, petunt portus et vela secundi
intendunt Zephyri; fertur cita
gurgite classis,
et tandem laeti notae advertuntur harenae.
Versione tradotta
Come le barche tennero il mare e non appare più
alcuna terra, mari ovunque ed ovunque cielo,
gli stette sopra il capo una scura nube
portando notte e freddo e
l'onda rabbrividì per le tenebre.
Lo stesso Palinuro, il pilota, dall'alta poppa:
"Ahi, perché mai tante nubi
cinsero i cieli?
O cosa prepari, padre Nettuno?" Poi espressosi così
ordina di raccoglier le vele e di buttarsi sui forti
remi,
piega le velature al vento dice tali cose:
"Magnanimo Enea, se anche Giove garante mi
rispondesse, non spererei
di toccare l'Italia con tale cielo.
I venti cambiati fremono di traverso e si alzano
dal nero occidente, anche
l'aria si coagula in nube.
Noi pur sforzandoci siamo tanto capaci di proseguire
contro. Poiché la Sorte vince,
seguiamola,
ovunque chiami, volgiamo il cammino. Non credo lontano
i leali lidi fraterni di Erice ed i porti
siculi,
se però ben memore ricalcolo gli astri osservati"
Allora il pio Enea: "Gia da molto vedo che i venti
vogliono
così e che tu invano vai contro.
Cambia corso con le vele. C'è forse per me qualche terra
più gradita, dove più
desideri lasciare le stanche navi,
che quella che mi conserva il Dardanio Aceste
e che abbraccia in grembo le ossa del
padre Anchise?
Appena detto ciò, gli Zefiri favorevoli volgono ai porti
e gonfiano le vele; e veloce la flotta sene va
nel gorgo,
e finalmente lieti si dirigono alla conosciuta spiaggia.
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