Civitatibus maxima laus est quam latissime circum se vastatis finibus solitudines habere. Hoc proprium virtutis existimant, expulsos agris finitimos cedere neque quemquam prope se audere consistere. Simul hoc se fore tutiores arbitrantur, repentinae incursionis timore sublato. Cum bellum civitas aut inlatum defendit aut infert, magistratus qui ei bello praesint et vitae necisque habeant potestatem deliguntur. In pace nullus est communis magistratus, sed principes regionum atque pagorum inter suos ius dicunt controversiasque minuunt. Latrocinia nullam habent infamiam quae extra fines cuiusque civitatis fiunt, atque ea iuventutis exercendae ac desidiae minuendae causa fieri praedicant. Atque ubi quis ex principibus in concilio dixit se ducem fore, qui sequi velint, profiteantur, consurgunt ii qui et causam et hominem probant, suumque auxilium pollicentur atque a multitudine conlaudantur; qui ex his secuti non sunt, in desertorum ac proditorum numero ducuntur, omniumque his rerum postea fides derogatur. Hospitem violare fas non putant; qui quacumque de causa ad eos venerunt, ab iniuria prohibent sanctosque habent, hisque omnium domus patent victusque communicatur.
Versione tradotta
Per le nazioni è massima gloria è che essi abbiano attorno il più ampiamente possibile, devastati i territori, dei deserti. Questo stimano proprio del valore, che i confinanti espulsi si ritirino dai campi r che nessuno osi fermarsi vicino a loro. Con questo insieme pensano che saranno più sicuri, tolto il timore di un improvviso assalto. Quando la nazione o s’oppone ad una guerra dichiarata o la dichiara, vengono scelti magistrati che presiedano a quella guerra ed abbiano il potere di vita e di morte. In pace non c’è nessun magistrato comune, ma i capi delle regioni e dei villaggi amministrano la giustizia tra i loro e riducono le controversie. Le rapine non hanno nessuna infamia, quelle (però) che siano fatte fuori dei territori di ogni nazione, e proclamano che si facciano per esercitare la gioventù e diminuire la pigrizia.
Ma quando uno tra i capi ha detto in assemblea che sarà comandante (d’una spedizione) e quelli che vogliono seguirlo lo dichiarino, si alzano quelli che approvano la causa e la persona e promettono il loro aiuto e sono approvati dalla folla; quelli tra loro che non l’hanno seguito sono considerati nel novero dei disertori e traditori, ed in seguito a questi è tolta il credito di tutte le cose.
Credono sacrilego violare l’ospite; quelli che per qualunque motivo sono arrivati da loro, li difendono da danno e li considerano sacri, per questi le case di tutti sono aperte e viene condiviso il vitto.
- Letteratura Latina
- Libro 6
- Cesare
- De Bello Gallico