Sunt item, quae appellantur
alces. Harum est consimilis capris figura et varietas pellium, sed magnitudine paulo antecedunt mutilaeque sunt cornibus et crura sine nodis articulisque habent. Neque quietis causa procumbunt neque, si quo adflictae casu conciderunt, erigere sese aut sublevare possunt. His sunt arbores pro cubilibus; ad eas se adplicant atque ita paulum modo reclinatae quietem capiunt. Quarum ex vestigiis cum est animadversum a venatoribus quo se recipere consuerint, omnes eo loco aut ab radicibus subruunt aut accidunt arbores, tantum ut summa species earum stantium relinquatur. Huc cum se consuetudine reclinaverunt, infirmas arbores pondere adfligunt atque una ipsae concidunt.
Versione tradotta
Ci sono ugualmente quelle che si chiamano alci. L’aspetto di queste e la varietà delle pelli è simile alle capre, ma per la grandezza le superano un poco, sono mozze di corna ed hanno le zampe senza giunture ed articolazioni. Non si coricano per il riposo, né se sono cadute per qualche caso, possono ergersi o alzarsi. Esse hanno le piante come tane;
ad esse si appoggiano e così appena un poco piegate prendono riposo.
Quando da parte dei cacciatori è stato notato dalle orme dove sono solite ritirarsi, in quel luogo scalzano tutti gli alberi o li tagliano, tanto che si lascia la massima apparenza di quelle (piante) che stanno (in piedi). Quando si so sono piegate qui per abitudine, col peso colpiscono le piante ed esse insieme stramazzano.
- Letteratura Latina
- Libro 6
- Cesare
- De Bello Gallico