De Bello Gallico, Libro 6 - Par. 32 - Studentville

De Bello Gallico, Libro 6 - Par. 32

Segni Condrusique, ex gente et numero Germanorum, qui sunt inter Eburones Treverosque, legatos ad Caesarem miserunt oratum, ne se in hostium numero duceret neve omnium Germanorum, qui essent citra Rhenum, unam esse causam iudicaret; nihil se de bello cogitavisse, nulla Ambiorigi auxilia misisse. Caesar re quaestione captivorum explorata, si qui ad eos Eburones ex fuga convenissent, ad se ut reducerentur, imperavit; si ita fecissent, fines eorum se violaturum negavit. Tum copiis in tres partes distributis impedimenta omnium legionum Atuatucam contulit. Id castelli nomen est. Hoc fere est in mediis Eburonum finibus, ubi Titurius atque Aurunculeius hiemandi causa consederant. Hunc cum reliquis rebus locum probabat, tum quod superioris anni munitiones integrae manebant, ut militum laborem sublevaret. Praesidio impedimentis legionem quartam decimam reliquit, unam ex his tribus, quas proxime conscriptas ex Italia traduxerat. Ei legioni castrisque Q. Tullium Ciceronem praefecit ducentosque equites ei attribuit.

Versione tradotta

Segni e Condrusi, della razza e della popolazione dei Germani,
che sono tra Eburoni e Treveri, mandarono ambasciatori da Cesare per pregare di non considerarli nel numero dei nemici e non pensasse che la causa di tutti i Germani, che sono di qua dal Reno fosse unica;
essi non avevano macchinato nulla circa la guerra, non avevano mandato nessun aiuto ad Ambiorige. Cesare esaminata la situazione con l’interrogatorio dei prigionieri, ordinò che se alcuni Eburoni fosse venuto in fuga da loro, fosse riportato da lui; se avessero fatto così, disse che no avrebbe violato i loro territori. Poi distribuite le truppe in tre parti portò i carriaggi di tutte le legioni presso Atuatuca. Tale è il nome della fortezza.
Questa è quasi al centro dei territori degli Eburoni, dove Titurio ed Aurunculeio si erano stanziati per svernare. Approvava sia per altre cose questo luogo, sia poiché le fortificazioni dell’anno precedente rimanevano intatte, per alleviare le fatiche dei soldati. Lasciò a guarnigione per i carriaggi la quattordicesima legione, una delle tre, che recentemente arruolate aveva portato dall’Italia. A tale legione ed accampamenti mise a capo Q. Tullio Cicerone e gli assegnò duecento cavalieri.

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