Erat, ut supra demonstravimus, manus certa nulla, non oppidum, non praesidium quod se armis defenderet, sed in omnes partes dispersa multitudo. Ubi cuique aut valles abdita aut locus silvestris aut palus impedita spem praesidii aut salutis aliquam offerebat, consederat. Haec loca vicinitatibus erant nota magnamque res diligentiam requirebat non in summa exercitus tuenda – nullum enim poterat universis a perterritis ac dispersis periculum accidere -, sed in singulis militibus conservandis; quae tamen ex parte res ad salutem exercitus pertinebat. Nam et praedae cupiditas multos longius evocabat et silvae incertis occultisque itineribus confertos adire prohibebant. Si negotium confici stirpemque hominum sceleratorum interfici vellent, dimittendae plures manus diducendique erant milites; si continere ad signa manipulos vellent, ut instituta ratio et consuetudo exercitus Romani postulabat, locus erat ipse praesidio barbaris, neque ex occulto insidiandi et dispersos circumveniendi singulis deerat audacia. Ut in eiusmodi difficultatibus quantum diligentia provideri poterat providebatur, ut potius in nocendo aliquid praetermitteretur, etsi omnium animi ad ulciscendum ardebant, quam cum aliquo militum detrimento noceretur. Dimittit ad finitimas civitates nuntios Caesar; omnes evocat spe praedae ad diripiendos Eburones, ut potius in silvis Gallorum vita quam legionarius miles periclitetur, simul ut magna multitudine circumfusa pro tali facinore stirps ac nomen civitatis tollatur. Magnus undique numerus celeriter convenit.
Versione tradotta
C’era, come accennammo prima, nessuna truppa precisa, non una città, non un guarnigione che si difendesse con le armi, ma una folla dispersa per tutte le parti. Dove o una valle nascosta o un luogo selvoso o una palude inaccessibile offriva ad uno una qualche speranza di difesa o di scampo, s’era stanziato. Questi luoghi erano noti ai vicinati e la cosa richiedeva grande attenzione non per difendere la totalità dell’esercito – nessun rischio infatti poteva accadere a tutti insieme da parte di atterriti e sparpagliati -, ma nel preservare i singoli soldati; cosa che in parte riguardava l’incolumità dell’esercito. Infatti sia la brama di bottino invitava molti troppo lontano sia le selve per insicuri e nascosti passaggi impediva di andare uniti.
Se si voleva concludere il problema e far fuori una masnada di uomini scellerati, bisognava impiegare parecchie squadre e disporre i soldati; se volevano tenere i manipoli vicini alle insegne, come richiedeva una organizzazione consolidata e la tradizione del popolo romano, il luogo stesso era di protezione per i barbari, e non mancava l’audacia ai singoli di insidiare da un luogo nascosto e circondare quelli che erano sparsi. Come si poteva provvedere in difficoltà di tal genere quanto ad attenzione, si provvedeva, tanto da tralasciare qualcosa nel nuocere, anche se gli animi di tutti ardevano per vendicarsi, piuttosto che si nuocesse con qualche danno dei soldati. Cesare spedisce messaggeri alle nazioni confinanti; spinge con la speranza di bottino a saccheggiare gli Eburoni, perché fosse in pericolo nei boschi la vita dei Galli più che un soldato legionario, ed insieme perché la stirpe ed il nome della nazione, attorniata da grande folla fosse tolta per un tale misfatto.
Da ogni parte giunse un gran numero.
- Letteratura Latina
- Libro 6
- Cesare
- De Bello Gallico