Interim confecta frumentatione milites nostri clamorem exaudiunt; praecurrunt equites; quanto res sit in periculo cognoscunt. Hic vero nulla munitio est quae perterritos recipiat; modo conscripti atque usus militaris imperiti ad tribunum militum centurionesque ora convertunt; quid ab his praecipiatur exspectant. Nemo est tam fortis, quin rei novitate perturbetur: barbari signa procul conspicati oppugnatione desistunt, redisse primo legiones credunt, quas longius discessisse ex captivis cognoverant; postea despecta paucitate ex omnibus partibus impetum faciunt.
Versione tradotta
Intanto finito di far frumento i nostri soldati sentono il grido; i cavalieri corrono avanti; s’accorgono quanto la cosa sia in pericolo. Qui però non c’è alcuna fortificazione che accolga gli atterriti; ora le reclute e gli inesperti della tattica militare volgono gli sguardi al tribuno dei soldati ed ai centurioni;
aspettano cosa da questi si comandi. Nessuno è tanto forte, che non si turbi dalla novità di una cosa: i barbari avendo visto da lontano le insegne desistono dall’assedio, prima credono che siano tornate le legioni, che avevano saputo dai prigionieri essere partite abbastanza lontano; poi, disprezzata l’esiguità da tutte le parti fanno un assalto.
- Letteratura Latina
- Libro 6
- Cesare
- De Bello Gallico