Calones in proximum tumulum procurrunt. Hinc celeriter deiecti in signa se manipulosque coniciunt; eo magis timidos perterrent milites. Alii cuneo facto ut celeriter perrumpant, censent, quoniam tam propinqua sint castra, etsi pars aliqua circumventa ceciderit, at reliquos servari posse confidunt , alii ut in iugo consistant atque eundem omnes ferant casum. Hoc veteres non probant milites, quos sub vexillo una profectos docuimus. Itaque inter se cohortati duce C. Trebonio equite Romano, qui iis erat praepositus, per medios hostes perrumpunt incolumesque ad unum omnes in castra perveniunt. Hos subsecuti equites calonesque eodem impetu militum virtute servantur. At ii qui in iugo constiterant, nullo etiam nunc usu rei militaris percepto neque in eo quod probaverant consilio permanere, ut se loco superiore defenderent, neque eam quam profuisse aliis vim celeritatemque viderant, imitari potuerunt, sed se in castra recipere conati iniquum in locum demiserunt. Centuriones quorum nonnulli ex inferioribus ordinibus reliquarum legionum virtutis causa in superiores erant ordines huius legionis traducti, ne ante partam rei militaris laudem amitterent, fortissime pugnantes conciderunt. Militum pars horum virtute submotis hostibus praeter spem incolumis in castra pervenit, pars a barbaris circumventa periit.
Versione tradotta
I facchini corrono sull’altura vicina.
Di qui velocemente cacciati si gettano tra le insegne ed i manipoli; tanto più atterriscono i soldati impauriti. Altri fatto un cuneo per attaccare velocemente, pensano, poiché gli accampamenti sono così vicini, anche se una parte circondata fosse caduta, confidano però che gli altri si possano salvare, altri (pensano) di fermarsi sul giogo e tutti affrontare lo stesso caso.
I soldati anziani non approvano questo, quelli che abbiamo detto partiti insieme col vessillo. Così rincuoratisi tra loro, sotto il comando di C. Trebonio, cavaliere romano, che era stato messo a capo di essi, irrompono in mezzo ai nemici ed incolumi fino all’ultimo arrivano tutti agli accampamenti. Seguendo questi, cavalieri e facchini con lo stesso attacco si salvano per l’eroismo dei soldati. Ma quelli che si erano fermati sul giogo, non avendo ricevuta fino ad allora nessuna esperienza di tattica militare e di permanere in quella decisione, che avevano presa, di difendersi sulla posizione superiore e non poterono imitare quella forza e velocità che avevano visto aver giovato agli altri, ma tentando di ritirarsi negli accampamenti si persero in un luogo sfavorevole. I centurioni di cui alcuni dagli ordini inferiori delle altre legioni erano passati per il valore agli ordini superiori di questa legione, per non perdere l’onore dell’impegno militare guadagnato prima, combattendo molto eroicamente caddero. Parte dei soldati, cacciati i nemici dal valore di questi giunse negli accampamenti contro (ogni) speranza, parte circondata dai barbari perì.
- Letteratura Latina
- Libro 6
- Cesare
- De Bello Gallico