Hac parte Galliae pacata totus et mente et animo in bellum Treverorum et Ambiorigis insistit. Cavarinum cum equitatu Senonum secum proficisci iubet, ne quis aut ex huius iracundia aut ex eo, quod meruerat, odio civitatis motus existat. His rebus constitutis, quod pro explorato habebat Ambiorigem proelio non esse contenturum, reliqua eius consilia animo circumspiciebat. Erant Menapii propinqui Eburonum finibus, perpetuis paludibus silvisque muniti, qui uni ex Gallia de pace ad Caesarem legatos numquam miserant. Cum his esse hospitium Ambiorigi sciebat; item per Treveros venisse Germanis in amicitiam cognoverat. Haec prius illi detrahenda auxilia existimabat, quam ipsum bello lacesseret, ne desperata salute aut se in Menapios abderet, aut cum Transrhenanis congredi cogeretur. Hoc inito consilio totius exercitus impedimenta ad Labienum in Treveros mittit duasque ad eum legiones proficisci iubet, ipse cum legionibus expeditis quinque in Menapios proficiscitur. Illi nulla coacta manu loci praesidio freti in silvas paludesque confugiunt suaque eodem conferunt.
Versione tradotta
Pacificata questa parte della Gallia con intelligenza e coraggio si dà tutto per la guerra di Treveri e di Ambiorige. Comanda che Cavarino con la cavalleria dei Senoni parta con lui, perché non ci sia nessuna ribellione della nazione per il rancore di costui o per quell’odio, che aveva meritato. Stabilite queste cose, poiché aveva per risaputo che non avrebbe indotto Ambiorige allo scontro, indagava con attenzione gli altri suoi piani. I Menapi erano vicini ai territori degli Eburoni, fortificati da continue paludi e selve, che unici non avevano mai inviato ambasciatori a Cesare per la pace. Sapeva che Ambiorige aveva vincolo di ospitalità con essi; ugualmente aveva saputo che tramite i Treveri era venuto in amicizia con i Germani. Pensava che bisognava togliergli questi aiuti prima che lo provocasse con la guerra, perché, disperato lo scampo, o si nascondesse dai Menapi o fosse costretto ad unirsi ai Tranrenani. Presa questa decisione, manda i carriaggi di tutto l’esercito da Labieno presso i Treveri e comandano che partano due legioni verso di lui, egli con cinque legioni libere parte per i Menapi. Quelli, radunata nessuna squadra, confidando nella difesa del luogo si rifugiano nelle selve e nelle paludi e là portano le loro cose.
- Letteratura Latina
- Libro 6
- Cesare
- De Bello Gallico