Dum haec a Caesare geruntur, Treveri magnis coactis peditatus equitatusque copiis Labienum cum una legione, quae in eorum finibus hiemarat, adoriri parabant. Iamque ab eo non longius bidui via aberant, cum duas venisse legiones missu Caesaris cognoscunt. Positis castris a milibus passuum quindecim auxilia Germanorum exspectare constituunt. Labienus hostium cognito consilio sperans temeritate eorum fore aliquam dimicandi facultatem, praesidio quinque cohortium impedimentis relicto cum xxv cohortibus magnoque equitatu contra hostem proficiscitur et mille passuum intermisso spatio castra communit. Erat inter Labienum atque hostem difficili transitu flumen ripisque praeruptis. Hoc neque ipse transire habebat in animo neque hostes transituros existimabat. Augebatur auxiliorum cotidie spes. Loquitur consulto palam, quoniam Germani adpropinquare dicantur, sese suas exercitusque fortunas in dubium non devocaturum et postero die prima luce castra moturum. Celeriter haec ad hostes deferuntur, ut ex magno Gallorum equitum numero nonnullos Gallicis rebus favere natura cogebat. Labienus noctu tribunis militum primisque ordinibus coactis, quid sui sit consilii proponit et, quo facilius hostibus timoris det suspicionem, maiore strepitu et tumultu quam populi Romani fert consuetudo castra moveri iubet. His rebus fugae similem profectionem effecit. Haec quoque per exploratores ante lucem in tanta propinquitate castrorum ad hostes deferuntur.
Versione tradotta
Mentre da parte di Cesare si facevano queste cose, i Treveri, raccolte grandi truppe di fanteria e cavalleria, si preparavano ad assalire Labieno con una sola legione, che aveva svernato nei loro territori. Ed ornai non erano lontani da lui più di una marcia di due giorni, quando vengono a sapere che erano giunte due legioni per ordine di Cesare. Posti gli accampamenti a quindici mila passi decidono di aspettare gli aiuti dei Germani. Labieno saputo il piano dei nemici sperando che per la loro impazienza sarebbe capitata qualche possibilità di scontrarsi, lasciata una guarnigione di 5 coorti per i carriaggi, con 15 coorti e con una numerosa cavalleria parte contro il nemico e lasciato in mezzo uno spazio d mille passi fortifica gli accampamenti. C’era tra Labieno ed il nemico un fiume di difficile passaggio e con rive scoscese. Egli né aveva in animo di passare questo né pensava che l’avrebbero attraversato i nemici. Ogni giorno aumentava la speranza di aiuti. Parla apertamente all’assemblea, poiché si diceva che i Germani si avvicinavano, lui non avrebbe messo a rischio le sorti sue e dell’esercito ed il giorno dopo alla prima luce avrebbe levato gli accampamenti. Velocemente queste cose vengono riferite ai nemici, poiché tra un gran numero di cavalieri galli la natura costringeva che alcuni favorissero le cose galliche.
Labieno di notte, radunati i tribuni dei soldati ed i primi ordini, rivela cosa ci sia di suo piano e, per dare ai nemici più facilmente il sospetto di paura, comanda di levare gli accampamenti con chiasso e disordine maggiore di quanto porti la consuetudine del popolo romano. Con queste cose rese la partenza simile ad una fuga. Queste cose prima della luce vengono riferite tramite gli esploratori ai nemici in così grande vicinanza di accampamenti.
- De Bello Gallico
- Libro 6
- Cesare
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