Aeneas maesto defixus lumina vultu
ingreditur linquens antrum, caecosque volutat
eventus animo secum. cui fidus Achates
it comes et paribus curis vestigia figit.
multa inter sese vario sermone
serebant,
quem socium exanimum vates, quod corpus humandum
diceret. atque illi Misenum in litore sicco,
ut venere,
vident indigna morte peremptum,
Misenum Aeoliden, quo non praestantior alter
aere ciere viros Martemque accendere
cantu.
Hectoris hic magni fuerat comes, Hectora circum
et lituo pugnas insignis obibat et hasta.
postquam illum
vita victor spoliavit Achilles,
Dardanio Aeneae sese fortissimus heros
addiderat socium, non inferiora secutus.
sed
tum, forte cava dum personat aequora concha,
demens, et cantu vocat in certamina divos,
aemulus exceptum Triton, si
credere dignum est,
inter saxa virum spumosa immerserat unda.
Versione tradotta
Enea con volto mesto, abbassati gli occhi
Avanza lasciando la caverna e medita tra sé i ciechi
Eventi. Gli va compagno il fido Acate
E con uguali pensieri
calca le orme.
Tra loro con vario discorso esaminavano molte cose:
quale amico esanime dicesse la profetessa, quale
corpo
da seppellire. Ma essi nel lido asciutto, come arrivarono,
vedono l'eolide Miseno ucciso da morte indegna;
non un altro era più capace di lui di eccitare col bronzo
gli eroi ed accendere Marte col canto.
Costui era stato
compagno del grande Ettore, attorno ad Ettore
Affrontava le battaglie, famoso per il lituo e la lancia.
Dopo che
Achille vincitore privò quello della vita, il fortissimo
Eroe s'era unito come compagno al dardanio Enea,
seguendo
non minori imprese.
Ma allora, mentre per caso con cava conchiglia fa risuonare
il mare, e, pazzo!, col suono provoca
gli dei ad una gara,
il rivale Tritone, se è giusto crederlo, aveva sommerso tra le rocce
nell'onda spumosa
l'eroe, dopo averlo afferrato.
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