Eneide, Libro 6, traduzione vv. 212-235 - Studentville

Eneide, Libro 6, traduzione vv. 212-235

Nec minus interea Misenum in litore Teucri
flebant et

cineri ingrato suprema ferebant.
principio pinguem taedis et robore secto
ingentem struxere pyram, cui frondibus atris

intexunt latera et feralis ante cupressos
constituunt, decorantque super fulgentibus armis.
pars calidos latices et

aena undantia flammis
expediunt, corpusque lavant frigentis et unguunt.
fit gemitus. tum membra toro defleta reponunt

purpureasque super vestis, velamina nota,
coniciunt. pars ingenti subiere feretro,
triste ministerium, et

subiectam more parentum
aversi tenuere facem. congesta cremantur
turea dona, dapes, fuso crateres olivo.
postquam

conlapsi cineres et flamma quievit,
reliquias vino et bibulam lavere fauvillam,
ossaque lecta cado texit Corynaeus

aeno.
idem ter socios pura circumtulit unda
spargens rore levi et ramo felicis olivae,
lustravitque viros dixitque

novissima verba.
at pius Aeneas ingenti mole sepulcrum
imponit suaque arma viro remumque tubamque
monte sub aerio,

qui nunc Misenus ab illo
dicitur aeternumque tenet per saecula nomen.

Versione tradotta

Ma non meno intanto i Teucri piangevano Miseno

sul lido e rendevano gli estremi onori al corpo insensibile.
Al principio eressero una pira enorme piena di resine
e

rovere tagliato, a cui intessono i fianchi di nere fronde
e davantimettono funerei cipressi e sopra l'ornano
con

armi risplendenti. Parte preparano col fuoco
liquidi caldi e caldaie grondanti,
lavano ed ungono il corpo del

defunto.
C'è il compianto. Poi depongono sul letto le membra compiante
e gettano sopra vesti purpuree, coperte

famigliari.
Parte si sono avvicinati all'enorme feretro e, voltati,
secondo la tradizione dei padri hanno tenuto

la fiaccola,
messa sotto, quale triste dovere: Bruciano i doni di incenso
raccolti, vivande, tazze con olio

versato.
Dopo che le ceneri caddero e la fiamma si quietò,
bagnarono di vino i resti e la fiamma che assorbe,
e

Corineo protesse le ossa raccolte in un'urna di bronzo.
Egli stesso girò attorno ai compagni con acqua pura
spruzzando

con lieve rugiada e e con ramo di olivo fecondo,
purificò gli uomini e disse le ultime parole.
Ma il pio Enea protegge il

sepolcro con gigantesca mole,
per l'eroe mette le sue armi, il remo, la tromba
sotto l'aereo monte, che ora da lui

si chiama
Miseno e ne mantiene nei secoli il nome eterno.

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