Eneide, Libro 6, traduzione vv. 264-294 - Studentville

Eneide, Libro 6, traduzione vv. 264-294

Testo originale

Di, quibus imperium est animarum,

umbraeque silentes
et Chaos et Phlegethon, loca nocte tacentia late,
sit mihi fas audita loqui, sit numine vestro

pandere res alta terra et caligine mersas.
Ibant obscuri sola sub nocte per umbram
perque domos Ditis vacuas et

inania regna:
quale per incertam lunam sub luce maligna
est iter in silvis, ubi caelum condidit umbra
Iuppiter, et

rebus nox abstulit atra colorem.
vestibulum ante ipsum primisque in faucibus Orci
Luctus et ultrices posuere cubilia

Curae,
pallentesque habitant Morbi tristisque Senectus,
et Metus et malesuada Fames ac turpis Egestas,
terribiles

visu formae, Letumque Labosque;
tum consanguineus Leti Sopor et mala mentis
Gaudia, mortiferumque adverso in limine

Bellum,
ferreique Eumenidum thalami et Discordia demens
vipereum crinem vittis innexa cruentis.
in medio ramos

annosaque bracchia pandit
vlmus opaca, ingens, quam sedem Somnia vulgo
vana tenere ferunt, foliisque sub omnibus

haerent.
multaque praeterea variarum monstra ferarum,
Centauri in foribus stabulant Scyllaeque biformes
et

centumgeminus Briareus ac belua Lernae
horrendum stridens, flammisque armata Chimaera,
Gorgones Harpyiaeque et forma

tricorporis umbrae.
corripit hic subita trepidus formidine ferrum
Aeneas strictamque aciem venientibus offert,
et

ni docta comes tenuis sine corpore vitas
admoneat volitare cava sub imagine formae,
inruat et frustra ferro diverberet

umbras.

Versione Tradotta dell’Eneide Libro 6, vv. 264-294

O dei, che avete il potere delle anime, ombre silenziose
Caos, Flegetonte, luoghi ampiamente

silenziosi nella notte,
mi sia permesso dire le cose udite, sia possibile col vostro aiuto
rivelare le cose immerse nella

terra profonda e nel buio.
Andavano incerti nella notte totale nell’ombra
e per le vuote case ed i morti

regni.
Quale è un sentiero nei boschi attraverso la luna incerta
sotto la luce maligna, quando Giove con l’ombra ha

nascosto il cielo
e la buia notte ha tolto il colore alle cose:
Davanti allo stesso vestibolo e nelle prime bocche

dell’Orco,
il Lutto e gli Affanni hanno le loro tane:
vi abitano le pallide Malattie, la triste Vecchiaia,
la

Paura, la Fame, cattiva consigliera, la brutta Povertà,
apetti terribili a vedersi, la Morte e la Pena:
poi il Sonno,

parente della Morte, le cattive Gioie della mente
e la Guerra, portatrice di morte, davanti sulla soglia
i ferrei letti

delle Eumenidi, la pazza Discordia,
che annoda la chioma con bende insanguinate.
Nel mezzo un olivo spande i rami e

le annose braccia,
enorme, ombroso, che, dicono, i Sogni vani in massa
occupano come sede e s’attaccano a tutte le

foglie.
Inoltre molti mostri di strane bestie,
i Centauri hanno le stalle sulle porte,
le Scille biformi, Briareo

centumane, la belva di Lerna,
stridente orrendamente e la Chimera, armata di fiamme,
le Gorgoni, le Arpie e l’immagine

dell’ombra contro corpi (Briareo).
Qui Enea trepido per l’improvviso terrore afferra la spada
ed offre la punta

sguainata a quelli che avanzano
e se la dotta guida non ammonisse che le vite volano
leggere senza corpo sotto un

aspetto privo di forma,
si butterebbe ed invano col ferro trapasserebbe le ombre.

 

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