Testo originale
Di, quibus imperium est animarum,
umbraeque silentes
et Chaos et Phlegethon, loca nocte tacentia late,
sit mihi fas audita loqui, sit numine vestro
pandere res alta terra et caligine mersas.
Ibant obscuri sola sub nocte per umbram
perque domos Ditis vacuas et
inania regna:
quale per incertam lunam sub luce maligna
est iter in silvis, ubi caelum condidit umbra
Iuppiter, et
rebus nox abstulit atra colorem.
vestibulum ante ipsum primisque in faucibus Orci
Luctus et ultrices posuere cubilia
Curae,
pallentesque habitant Morbi tristisque Senectus,
et Metus et malesuada Fames ac turpis Egestas,
terribiles
visu formae, Letumque Labosque;
tum consanguineus Leti Sopor et mala mentis
Gaudia, mortiferumque adverso in limine
Bellum,
ferreique Eumenidum thalami et Discordia demens
vipereum crinem vittis innexa cruentis.
in medio ramos
annosaque bracchia pandit
vlmus opaca, ingens, quam sedem Somnia vulgo
vana tenere ferunt, foliisque sub omnibus
haerent.
multaque praeterea variarum monstra ferarum,
Centauri in foribus stabulant Scyllaeque biformes
et
centumgeminus Briareus ac belua Lernae
horrendum stridens, flammisque armata Chimaera,
Gorgones Harpyiaeque et forma
tricorporis umbrae.
corripit hic subita trepidus formidine ferrum
Aeneas strictamque aciem venientibus offert,
et
ni docta comes tenuis sine corpore vitas
admoneat volitare cava sub imagine formae,
inruat et frustra ferro diverberet
umbras.
Versione Tradotta dell’Eneide Libro 6, vv. 264-294
O dei, che avete il potere delle anime, ombre silenziose
Caos, Flegetonte, luoghi ampiamente
silenziosi nella notte,
mi sia permesso dire le cose udite, sia possibile col vostro aiuto
rivelare le cose immerse nella
terra profonda e nel buio.
Andavano incerti nella notte totale nell’ombra
e per le vuote case ed i morti
regni.
Quale è un sentiero nei boschi attraverso la luna incerta
sotto la luce maligna, quando Giove con l’ombra ha
nascosto il cielo
e la buia notte ha tolto il colore alle cose:
Davanti allo stesso vestibolo e nelle prime bocche
dell’Orco,
il Lutto e gli Affanni hanno le loro tane:
vi abitano le pallide Malattie, la triste Vecchiaia,
la
Paura, la Fame, cattiva consigliera, la brutta Povertà,
apetti terribili a vedersi, la Morte e la Pena:
poi il Sonno,
parente della Morte, le cattive Gioie della mente
e la Guerra, portatrice di morte, davanti sulla soglia
i ferrei letti
delle Eumenidi, la pazza Discordia,
che annoda la chioma con bende insanguinate.
Nel mezzo un olivo spande i rami e
le annose braccia,
enorme, ombroso, che, dicono, i Sogni vani in massa
occupano come sede e s’attaccano a tutte le
foglie.
Inoltre molti mostri di strane bestie,
i Centauri hanno le stalle sulle porte,
le Scille biformi, Briareo
centumane, la belva di Lerna,
stridente orrendamente e la Chimera, armata di fiamme,
le Gorgoni, le Arpie e l’immagine
dell’ombra contro corpi (Briareo).
Qui Enea trepido per l’improvviso terrore afferra la spada
ed offre la punta
sguainata a quelli che avanzano
e se la dotta guida non ammonisse che le vite volano
leggere senza corpo sotto un
aspetto privo di forma,
si butterebbe ed invano col ferro trapasserebbe le ombre.
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