Ergo iter inceptum peragunt fluvioque propinquant.
navita quos iam inde ut Stygia prospexit ab unda
per tacitum nemus ire pedemque advertere ripae,
sic prior
adgreditur dictis atque increpat ultro:
‘quisquis es, armatus qui nostra ad flumina tendis,
fare age, quid venias,
iam istinc et comprime gressum.
umbrarum hic locus est, somni noctisque soporae:
corpora viva nefas Stygia vectare
carina.
nec vero Alciden me sum laetatus euntem
accepisse lacu, nec Thesea Pirithoumque,
dis quamquam geniti atque
invicti viribus essent.
Tartareum ille manu custodem in vincla petivit
ipsius a solio regis traxitque trementem;
hi
dominam Ditis thalamo deducere adorti.’
quae contra breviter fata est Amphrysia vates:
‘nullae hic insidiae tales
absiste moveri,
nec vim tela ferunt; licet ingens ianitor antro
aeternum latrans exsanguis terreat umbras,
casta
licet patrui servet Proserpina limen.
Troius Aeneas, pietate insignis et armis,
ad genitorem imas Erebi descendit ad
umbras.
si te nulla movet tantae pietatis imago,
at ramum hunc’ aperit ramum qui veste latebat
‘agnoscas.’
tumida ex ira tum corda residunt;
nec plura his. ille admirans venerabile donum
fatalis virgae longo post tempore visum
caeruleam advertit puppim ripaeque propinquat.
inde alias animas, quae per iuga longa sedebant,
deturbat laxatque
foros; simul accipit alveo
ingentem Aenean. gemuit sub pondere cumba
sutilis et multam accepit rimosa paludem.
tandem trans fluvium incolumis vatemque virumque
informi limo glaucaque exponit in ulva.
Cerberus haec ingens
latratu regna trifauci
personat adverso recubans immanis in antro.
cui vates horrere videns iam colla colubris
melle soporatam et medicatis frugibus offam
obicit. ille fame rabida tria guttura pandens
corripit obiectam,
atque immania terga resolvit
fusus humi totoque ingens extenditur antro.
occupat Aeneas aditum custode sepulto
evaditque celer ripam inremeabilis undae.
Versione Tradotta
Quindi continuano il viaggio iniziato e
s’avvicinano al fiume.
Ma quando il nocchiero li vide venire di lì ormai dalla onda
Stigia per il bosco selvoso e
volgere il piede alla riva,
così per primo li affronta a parole ed inoltre li sgrida:
“Chiunque tu sia, tu che armato
giungi ai nostri fiumi,
su di’ perché vieni da lì e ferma il passo.
Questo è il luogo delle ombre, del sonno e della
notte soporifera:
è proibito trasportare corpi vivi con la barca Stigia.
Davvero non mi sono rallegrato d’aver accolto
sul lago
Alcide, che avanzava, né Teseo e Piritoo,
benché fossero figli di dei e invitti per le forze..
Egli con la
mano mise in catene il custode del Tartaro
e lo strappò tremante dalla soglia dello stesso re:
essi, assalitala, tolsero
dal letto la signora di Dite.”
A questo brevemente la profetessa Anfrisia rispose:
“Qui non ci sono tali insidie (smetti
d’esser spaventato)
le armi non portano violenza; l’enorme portinaio atterrisca
pure nell’antro latrando in
eterno le pallide ombre,
la casta Proserpina conservi pure la casa dello zio.
Il troiano Enea, famoso per pietà ed
armi,
discende dal padre alle profonde ombre dell’Erebo.
Se nessuna immagine di sì grande pietà ti
commuove,
riconosci però questo ramo (mostra il ramo che nascondeva
sotto la veste). Allora i cuori gonfi dall’ira si
placano,
e nulla (risponde) a ciò. Egli ammirando il venerabile dono
della verga fatale, visto dopo lungo tempo,
volge
la cerula poppa e s’avvicina alla riva.
Quindi sloggia le altre anime, che sedevano per i lunghi banchi,
ed allarga i
posti; poi accoglie sullo scafo
il gigantesco Enea. La barca cucita gemette sotto il peso
e screpolata accolse molta
(acqua di) palude
Infine incolume oltre il fiume depone l’eroe e la profetessa
nell’informe fango e nell’alga
verdastra.
Cerbero gigantesco rimbomba questi regni col latrato
di tre bocche, enorme sdraiandosi davanti
nell’antro.
A lui la profetessa, vedendo che ormai i serpenti
si rizzavano sul collo, butta una focaccia soporifera
di miele e frutta drogata:Egli aprendo le tre gole con fame
rabbiosa, lanciata, l’afferra e sciolse il dorso
terribile
e buttato a terra, gigantesco si stende per tutto l’antro.
Enea occupa l’entrata, sepolto il
guardiano,
veloce supera la riva dell’onda inattraversabile.
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