Eneide, Libro 6, traduzione vv. 477-493 - Studentville

Eneide, Libro 6, traduzione vv. 477-493

Inde datum molitur iter. iamque arva tenebant
ultima, quae bello clari secreta frequentant.
hic illi occurrit

Tydeus, hic inclutus armis
Parthenopaeus et Adrasti pallentis imago,
hic multum fleti ad superos belloque caduci

Dardanidae, quos ille omnis longo ordine cernens
ingemuit, Glaucumque Medontaque Thersilochumque,
tris Antenoridas

Cererique sacrum Polyboeten,
Idaeumque etiam currus, etiam arma tenentem.
circumstant animae dextra laevaque

frequentes,
nec vidisse semel satis est; iuvat usque morari
et conferre gradum et veniendi discere causas.
at

Danaum proceres Agamemnoniaeque phalanges
ut videre virum fulgentiaque arma per umbras,
ingenti trepidare metu; pars

vertere terga,
ceu quondam petiere rates, pars tollere vocem
exiguam: inceptus clamor frustratur hiantis.

Versione tradotta

Poi riprende la strada obbligata. Ormai occupavano
gli ultimi campi, che i famosi in

guerra affollano.
Qui gli si presenta Tideo,, qui l'illustre per l'armi
Partenopeo e l'ombra del pallido

Adrasto,
qui i Dardanidi caduti in battaglia e molto compianti
fra i viventi: egli vedendoli tutti in lunga fila
li

pianse: Glauco, Medonte, Tersilico,
i tre Antenoridi, Polibete, sacro a Cerere,
Ideo, che ancora teneva il cocchio e le

armi.
Le anime accerchiano a destra e sinistra affollandosi:
Ma è sufficiente aver visto una volta; piace fermarsi

ancora,
seguirne il passo e sapere i motivi del viaggiare.
Ma i corpi dei Danai e le falangi Agamennonie,
come videro

l'eroe e le armi sfavillanti tra le ombre,
trepidavano per l'enorme paura in parte volgevano le spalle,
come

quando un tempo corsero alle navi; in parte alzavano
una flebile voce: il grido iniziato di chi apre bocca si annulla.

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