Eneide, Libro 6, traduzione vv. 878-901 - Studentville

Eneide, Libro 6, traduzione vv. 878-901

Quae postquam Anchises natum per singula duxit
incenditque animum famae venientis amore,

exim bella viro memorat quae deinde gerenda,
Laurentisque docet populos urbemque Latini,
et quo quemque modo

fugiatque feratque laborem.
Sunt geminae Somni portae, quarum altera fertur
cornea, qua veris facilis datur exitus

umbris,
altera candenti perfecta nitens elephanto,
sed falsa ad caelum mittunt insomnia Manes.
his ibi tum natum

Anchises unaque Sibyllam
prosequitur dictis portaque emittit eburna,
ille viam secat ad navis sociosque revisit.

Tum se ad Caietae recto fert limite portum.
anchora de prora iacitur; stant litore puppes.

Versione tradotta

Dopo che Anchise ebbe condotto il figlio per ogni

singola parte
ed ebbe incendiato lo spirito di amore della fama in arrivo,
allora ricorda all'eroe le guerre, che

sono poi da combattere,
illustra i popoli di Laurento e la città di Latino
ed in che modo fugga e sopporti ogni

fatica.
Sono due le porte del Sonno, di cui una si dice
cornea, da cui è data una facile uscita alle vere ombre:
la

seconda, brillante, fatta di splendente avorio,
ma gli spiriti mandano al cielo falsi sogni.
Qui poi Anchise accompagna

il figlio insieme con la Sibilla
con queste parole e li lascia dalla porta d'avorio:
egli taglia la via verso le navi

e rivede i compagni.
Poi si reca al porto di Gaeta per il litorale diritto.
L'ancora è calata dalla prua: sul

lido stanno le poppe.

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