Settimo libro dell’Eneide: analisi e riassunto
1. Riassunto del libro 7 dell’Eneide
Dopo il viaggio negli Inferi, nel libro 7 dell’Eneide Enea salpa con la sua flotta e giunge alla foce del Tevere. Il poeta inserisce allora una digressione sul Lazio: sulla città di Laurento regna Latino, il cui padre, Fauno, aveva profetizzato che Lavinia, figlia di Latino ed Amata, già promessa a Turno, principe dei Rutuli, sarebbe andata in sposa ad uno straniero.
Riprende la narrazione, e i Troiani banchettano sulla riva del fiume, cibandosi anche delle mense, le dure focacce di farro su cui poggiavano i cibi. Un’ingenua frase di Iulo permette di riconoscere l’avverarsi della profezia dell’arpia Celeno (III libro) e i Troiani gioiscono perché si rendono conto di essere giunti a destinazione.
Enea allora inizia a costruire la città, e invia ambasciatori alla reggia di Laurento. Il re Latino capisce che gli stranieri sono quelli profetizzati da Fauno, e manda dei cavalli in dono ospitale ad Enea, invitandolo ad un’alleanza e pensando di dargli in sposa la figlia.
Giunone invoca la Furia Aletto, in modo da suscitare la guerra tra Troiani e Latini. Aletto provoca la pazzia di Amata, che vorrebbe scacciare i Troiani, e l’odio nel cuore di Turno. Facendo poi uccidere da Ascanio il cervo di Silvia, provoca il primo scontro armato tra Troiani e pastori latini.
Il progetto di Giunone fallisce perché Latino, ricordando la profezia, si rifiuta di combattere contro gli stranieri. Allora Giunone apre le porte del tempio di Giano, e la guerra ha inizio. Giungono gli alleati dei Latini, e nella rassegna dei guerrieri spiccano Turno, capo dei Rutuli, e la vergine Camilla, che conduce i Volsci.
2. Analisi del libro 7 dell’Eneide
I Troiani giungono nel Lazio. Dopo aver celebrato le esequie della nutrice Caieta, nel luogo che avrebbe preso il suo nome (Gaeta), Enea riprende il viaggio. Oltrepassata la terra di Circe, la mattina giunge alla foce di un fiume. I Troiani sbarcano a riva, e sono talmente affamati da mangiare le mense. Si scopre così l’avverarsi della profezia di Celeno (una terribile fame), e la certezza di essere giunti nel Lazio.
Il libro VII inaugurala seconda parte del poema, quella che ha come modello l’Iliade. Enea è giunto nel Lazio, ma ancora lo attendono lutti e sofferenze. Il poeta pone all’inizio del libro le esequie di Caieta, che hanno un valore simbolico: rappresentano lo scioglimento dell’ultimo legame affettivo di Enea con il passato. La terra di Circe invece, vista da lontano, simboleggia la fine delle peregrinazioni dell’eroe. La nuova invocazione alla Musa (Erato) pone l’accento sul cambiamento dei temi e degli scenari.
Ad un certo punto Virgilio interrompe la storia per fare una digressione sul Lazio, narrando gli antefatti di Latino e le profezie riguardanti Lavinia. In questo modo il poeta presenta i personaggi principali di questa seconda parte.
Le ultime tappe evidenziano la natura religiosa del viaggio di Enea, che sbarca in terraferma solo per celebrare riti, e ripercorre le tappe di Odisseo limitandosi a “sfiorare” i luoghi: Scilla e Cariddi, le Sirene, Polifemo. Enea non è protagonista di nessuna avventura: scorge mostri e prodigi, sente dolci suoni o rumori inquietanti, ascolta aneddoti sulle strane creature, ma non vive direttamente queste situazioni, perché nessuna curiosità lo spinge ad approfondire.
Il suo unico scopo è quello di portare a termine la sua missione. Anche quando giunge alla foce del Tevere non vi è traccia di spirito d’avventura: il luogo è calmo e sereno, e quando le parole di Iulo confermano che la meta è stata raggiunta, ancora una volta emerge la pietas dell’eroe, il quale celebra riti e cerimonie. La figura di Enea come capo del suo popolo emergerà il giorno dopo, quando invierà l’ambasceria alla reggia di Latino.
Giunone invoca la Furia Aletto. Giunone è rassegnata riguardo al fatto che i Troiani si uniranno in una nuova discendenza con i Latini, tuttavia decide di rimandare il più a lungo possibile questo evento, e scatena una guerra. Invoca allora la Furia Aletto.
L’atmosfera di serenità iniziale viene completamente rovesciata in questa parte, caratterizzata da odio e violenza. Ancora una volta è Giunone a provocare il peggioramento della situazione: come all’inizio del I libro, la serena navigazione dei Troiani dalla Sicilia all’Italia viene interrotta dalla dea che si avvale dell’aiuto di Eolo, così ora Giunone invoca Aletto per scatenare la guerra.
Il libro si conclude con la rassegna dei guerrieri italici, che ricorda il catalogo delle navi e la presentazione dell’esercito troiani presenti nel II libro dell’Iliade. L’elenco è funzionale, in quanto presenta i personaggi protagonisti degli eventi successivi, e celebra le antiche origini di alcune gentes romane.
Aletto è una creatura mostruosa, che instilla il veleno dei suoi serpenti negli uomini, stravolgendo i comportamenti. Come la Fama è la personificazione del potere maligno della diceria (IV libro), la Furia rappresenta l’ira, e il rancore dell’animo umano che poi sfociano nel furore e nella totale perdita di controllo. La guerra è figlia di un furore collettivo, che dimentica i valori della convivenza civile e del lavoro. Mentre gli uomini preparano le armi, Virgilio pone l’attenzione sulle madri impaurite che abbracciano i figli, e sui campi abbandonati. La guerra è dolore e morte, e la stessa rassegna degli eroi, che ha precedenti omerici, è velata da dal destino funesto che incombe su ciascuno.
Vedi anche:
- Riassunto e analisi del libro 5 dell’Eneide
- Riassunto e analisi del libro 8 dell’Eneide
- Virgilio: opere e versioni tradotte
- Scuole Superiori
- Letteratura Latina
- Eneide di Virgilio
- Virgilio
- Eneide