Caesar ex castris equitatum educi iubet proeliumque equestre
committit; laborantibus iam suis Germanos equites circiter cccc submittit, quos ab initio secum habere instituerat. Eorum
impetum Galli sustinere non potuerunt atque in fugam coniecti multis amissis se ad agmen receperunt. Quibus profligatis rursus
oppidani perterriti comprehensos eos, quorum opera plebem concitatam existimabant, ad Caesarem perduxerunt seseque ei
dediderunt. Quibus rebus confectis Caesar ad oppidum Avaricum, quod erat maximum munitissimumque in finibus Biturigum atque
agri fertilissima regione, profectus est, quod eo oppido recepto civitatem Biturigum se in potestatem redacturum
confidebat.
Versione tradotta
Cesare comanda di far
uscire la cavalleria dagli accampamenti ed attacca uno scontro di cavalleria; essendo i suoi ormai in difficoltà, invia circa
400 cavalieri germani, che aveva deciso di tenere con sé dall’inizio.
I Galli non poterono sostenere il loro attacco e
cacciati in fuga, perduti molti, si rifugiarono presso la schiera.
Essendo stati essi ricacciati, i cittadini di nuovo
atterriti condussero da Cesare dopo averli catturati quelli per la cui opera pensavano che il popolo fosse stato sobillato, e
si consegnarono a lui. Concluse queste cose, Cesare partì per la città di Avarico, che era la più importante e la più
fortificata nei territori dei Biturigi ed in una regione fertilissima di terreno, perché confidava che, presa quella città,
egli avrebbe ridotto in (suo) potere la nazione dei Biturigi.
- Letteratura Latina
- Libro 7
- Cesare
- De Bello Gallico