De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 14 - Studentville

De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 14

Vercingetorix tot

continuis incommodis Vellaunoduni, Cenabi, Novioduni acceptis suos ad concilium convocat. Docet longe alia ratione esse bellum

gerendum atque antea gestum sit; omnibus modis huic rei studendum, ut pabulatione et commeatu Romani prohibeantur. Id esse

facile, quod equitatu ipsi abundent et quod anni tempore subleventur. Pabulum secari non posse; necessario dispersos hostes ex

aedificiis petere; hos omnes cotidie ab equitibus deleri posse. Praeterea salutis causa rei familiaris commoda neglegenda;

vicos atque aedificia incendi oportere hoc spatio obvia quoque versus, quo pabulandi causa adire posse videantur. Harum ipsis

rerum copiam suppetere, quod quorum in finibus bellum geratur, eorum opibus subleventur; Romanos aut inopiam non laturos aut

magno cum periculo longius a castris processuros; neque interesse ipsosne interficiant impedimentisne exuant, quibus amissis

bellum geri non possit. Praeterea oppida incendi oportere, quae non munitione et loci natura ab omni sint periculo tuta, ne

suis sint ad detractandam militiam receptacula neu Romanis proposita ad copiam commeatus praedamque tollendam. Haec si gravia

aut acerba videantur, multo illa gravius aestimari debere liberos coniuges in servitutem abstrahi, ipsos interfici; quae sit

necesse accidere victis.

Versione tradotta

Vercingetorige, ricevuti tanti

continui insuccessi a Vellaunoduno, a Cenabo, a Novioduno, chiama i suoi ad un’assemblea.
Dichiara che bisogna fare la

guerra assolutamente con un’altra strategia di quanto sia stato fatto prima; in tutti i modi bisogna impegnarsi in questa cosa,

per impedire i Romani da pascolo e vettovagliamento. Ciò è facile, perché essi abbondano di cavalleria e sono aiutati dal

periodo dell’anno.
Non si può tagliare il foraggio; necessariamente i nemici dispersi lo cercano dalle abitazioni; tutti

questi quotidianamente possono esser annientati.
Inoltre per la salvezza bisogna trascurare i vantaggi del bene famigliare;

occorre che siano incendiati villaggi ed abitazioni accessibili in questo spazio in ogni direzione, dove sembri si possa

andare per foraggiare. La disponibilità di queste cose viene assicurata ad essi, perché sono aiutati dai mezzi di coloro nei

cui territori si faccia la guerra; i Romani o non sopporteranno la mancanza o con grande pericolo s’allontaneranno dagli

accampamenti; ad essi non interessa se ucciderli o spogliarli dei carriaggi, perduti i quali, non si può fare la guerra.

Inoltre occorre che siano incendiate le città, che non sono sicure da ogni pericolo per fortificazione e natura del luogo,

perché non siano rifugio ai loro per rifiutare il servizio militare né siano offerti ai Romani per prendere quantità di

vettovagliamento e preda. Se queste cose sembrano pesanti e dure, si doveva stimare più pesantemente quelle cose: che figli e

mogli siano strappati in schiavitù, essi stessi uccisi; cose che è necessario accadere per i vinti.

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