Cum iam muro turres adpropinquassent, ex captivis Caesar cognovit Vercingetorigem consumpto pabulo
castra movisse propius Avaricum atque ipsum cum equitatu expeditisque, qui inter equites proeliari consuessent, insidiandi
causa eo profectum, quo nostros postero die pabulatum venturos arbitraretur. Quibus rebus cognitis media nocte silentio
profectus ad hostium castra mane pervenit. Illi celeriter per exploratores adventu Caesaris cognito carros impedimentaque sua
in artiores silvas abdiderunt, copias omnes in loco edito atque aperto instruxerunt. Qua re nuntiata Caesar celeriter sarcinas
conferri, arma expediri iussit.
Versione tradotta
Essendosi le torri ormai
avvicinate al muro, Cesare seppe dai prigionieri che Vercingetorige, finito il foraggio, aveva mosso gli accampamenti più
vicino ad Avarico e lui con la cavalleria e fanti (armati alla leggera), che erano soliti combattere tra i cavalieri era
partito per fare un agguato là, dove pensava che il giorno seguente i nostri sarebbero andati per foraggiare.
Sapute queste
cose, a mezzanotte, partito in silenzio, al mattino giunse agli accampamenti dei nemici.
Essi conosciuto velocemente l’
arrivo di Cesare per mezzo degli esploratori, nascosero i carri e le loro salmerie in selve piuttosto folte, schierarono tutte
le truppe in luogo sopraelevato ed aperto.
Riferita tale cosa, Cesare comandò che si riunissero velocemente i bagagli, di
preparare le armi.
- Letteratura Latina
- Libro 7
- Cesare
- De Bello Gallico