Collis erat leviter ab infimo acclivis. Hunc ex omnibus fere partibus palus difficilis atque impedita cingebat non
latior pedibus quinquaginta. Hoc se colle interruptis pontibus Galli fiducia loci continebant generatimque distributi in
civitates omnia vada ac saltus eius paludis certis custodiis obtinebant, sic animo parati ut, si eam paludem Romani perrumpere
conarentur, haesitantes premerent ex loco superiore, ut, qui propinquitatem loci videret, paratos prope aequo Marte ad
dimicandum existimaret, qui iniquitatem condicionis perspiceret, inani simulatione sese ostentare cognosceret. Indignantes
milites Caesar, quod conspectum suum hostes ferre possent tantulo spatio interiecto, et signum proelii exposcentes edocet
quanto detrimento et quot virorum fortium morte necesse sit constare victoriam; quos cum sic animo paratos videat, ut nullum
pro sua laude periculum recusent, summae se iniquitatis condemnari debere, nisi eorum vitam sua salute habeat cariorem. Sic
milites consolatus eodem die reducit in castra reliquaque quae ad oppugnationem oppidi pertinebant administrare
instituit.
Versione tradotta
Il colle
era leggermente in pendio dal basso.
questo da tutte le parti lo cingeva una palude difficile ed inaccessibile non più ampia
di cinquanta piedi.
Su questo colle, interrotti i ponti, i Galli si tenevano nella fiducia della posizione e distribuiti per
tribù secondo le nazioni occupavano tutti i guadi ed i passaggi di quella palude con guarnigioni sicure, pronti di spirito così
che, se i Romani tentavano di forzare quella palude, assalissero gli esitanti dalla postazione superiore, tanto che, chi
osservava la vicinanza del luogo, pensava fossero pronti a combattere quasi con Marte pari (scontro alla pari), chi esaminava
la disparità di condizione, s’accorgeva che essi si gloriavano di una finzione vuota. Cesare istruisce i soldati frementi,
perché i nemici potevano sopportare la loro presenza, lasciato un così piccolo spazio in mezzo, e che chiedevano il segnale di
combattimento, di quanto grande perdita e della morte di quanti uomini forti fosse necessario che costasse una vittoria; ma
vedendoli di spirito così pronti, da non rifiutare nessun rischio per il suo ( di Cesare) onore, (dice che) egli si doveva
condannare al colmo della ingiustizia, se non considerava la loro vita più cara della sua incolumità. Così confortati i soldati
nello stesso giorno li riporta negli accampamenti e decise di organizzare le altre cose che miravano all’assedio della
città.
- Letteratura Latina
- Libro 7
- Cesare
- De Bello Gallico