Omnia experti Galli, quod res nulla successerat, postero die
consilium ceperunt ex oppido profugere, hortante et iubente Vercingetorige. Id silentio noctis conati non magna iactura suorum
sese effecturos sperabant, propterea quod neque longe ab oppido castra Vercingetorigis aberant et palus perpetua, quae
intercedebat, Romanos ad insequendum tardabat. Iamque haec facere noctu apparabant, cum matres familiae repente in publicum
procurrerunt flentesque proiectae ad pedes suorum omnibus precibus petierunt ne se et communes liberos hostibus ad supplicium
dederent, quas ad capiendam fugam naturae et virium infirmitas impediret. Ubi eos in sententia perstare viderunt, quod
plerumque in summo periculo timor misericordiam non recipit, conclamare et significare de fuga Romanis coeperunt. Quo timore
perterriti Galli, ne ab equitatu Romanorum viae praeoccuparentur, consilio destiterunt.
Versione tradotta
Avendo
sperimentato tutto i Galli, poiché nessuna cosa era successa, il giorno dopo presero la decisione di fuggire dalla città,
esortando ed orinandolo Vercingetorige.
Tentando ciò col silenzio della notte speravano di farlo con non grande perdita dei
loro, per il fatto che gli accampamenti di Vercingetorige non erano lontano dalla città ed una palude continua, che si
frapponeva, ritardava i Romani dall’inseguire.
Ormai preparavano per fare queste cose di notte, quando le madri di famiglia
subito corsero in (luogo) pubblico e gettatesi ai loro piedi piangendo chiesero con tutte le suppliche di non consegnare loro
ed i figli comuni ai nemici per il supplizio, loro che la debolezza di natura e delle forze impediva a prendere la
fuga.
Quando li videro persistere nell’idea, poiché per lo più nel massimo pericolo il timore non accoglie la pietà,
cominciarono a gridare e segnalare ai Romani della fuga.
Atterriti da questo spavento i Galli, perché le strade non fossero
occupate dalla cavalleria dei Romani, desistettero dal piano.
- Letteratura Latina
- Libro 7
- Cesare
- De Bello Gallico