Fuit haec oratio non ingrata Gallis, et maxime quod ipse animo non defecerat tanto accepto
incommodo neque in occultum abdiderat et conspectum multitudinis fugerat, plusque animo providere et praesentire existimabatur,
quod re integra primo incendendum Avaricum, post deserendum censuerat. Itaque ut reliquorum imperatorum res adversae
auctoritatem minuunt, sic huius ex contrario dignitas incommodo accepto in dies augebatur. Simul in spem veniebant eius
adfirmatione de reliquis adiungendis civitatibus; primumque eo tempore Galli castra munire instituerunt, et sic erant animo
consternati homines insueti laboris, ut omnia quae imperarentur sibi patienda et perferenda existimarent.
Versione tradotta
Questo discorso non fu sgradito ai Galli e soprattutto perché egli non s’era perduto d’animo, ricevuta una così grande
perdita e non si era nascosto in segreto ed evitata la vista del popolo e si riteneva che aveva previsto e pronosticato con
intelligenza meglio, perché aveva ritenuto, essendo la situazione intatta, prima che bisognava incendiare Avarico, poi
abbandonarlo.
Così come le avversità diminuiscono il prestigio degli altri comandanti, così l’autorevolezza di costui al
contrario, ricevuta la perdita, si accresceva di giorno in giorno.
Contemporaneamente arrivavano alla speranza, su sua
affermazione, circa l’allearsi le altre nazioni; anzitutto i Galli decisero di fortificare gli accampamenti, ed uomini non
abituati alla fatica erano così prostrati di spirito, che tutte le cose che venivano loro comandate pensavano si dovessero
sopportare e tollerare.
- De Bello Gallico
- Libro 7
- Cesare
- De Bello Gallico