De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 30 - Studentville

De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 30

Fuit haec oratio non ingrata Gallis, et maxime quod ipse animo non defecerat tanto accepto

incommodo neque in occultum abdiderat et conspectum multitudinis fugerat, plusque animo providere et praesentire existimabatur,

quod re integra primo incendendum Avaricum, post deserendum censuerat. Itaque ut reliquorum imperatorum res adversae

auctoritatem minuunt, sic huius ex contrario dignitas incommodo accepto in dies augebatur. Simul in spem veniebant eius

adfirmatione de reliquis adiungendis civitatibus; primumque eo tempore Galli castra munire instituerunt, et sic erant animo

consternati homines insueti laboris, ut omnia quae imperarentur sibi patienda et perferenda existimarent.

Versione tradotta

Questo discorso non fu sgradito ai Galli e soprattutto perché egli non s’era perduto d’animo, ricevuta una così grande

perdita e non si era nascosto in segreto ed evitata la vista del popolo e si riteneva che aveva previsto e pronosticato con

intelligenza meglio, perché aveva ritenuto, essendo la situazione intatta, prima che bisognava incendiare Avarico, poi

abbandonarlo.
Così come le avversità diminuiscono il prestigio degli altri comandanti, così l’autorevolezza di costui al

contrario, ricevuta la perdita, si accresceva di giorno in giorno.
Contemporaneamente arrivavano alla speranza, su sua

affermazione, circa l’allearsi le altre nazioni; anzitutto i Galli decisero di fortificare gli accampamenti, ed uomini non

abituati alla fatica erano così prostrati di spirito, che tutte le cose che venivano loro comandate pensavano si dovessero

sopportare e tollerare.

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