Caesar Avarici complures dies commoratus summamque ibi copiam frumenti et reliqui
commeatus nactus exercitum ex labore atque inopia refecit. Iam prope hieme confecta, cum ipso anni tempore ad gerendum bellum
vocaretur et ad hostem proficisci constituisset, sive eum ex paludibus silvisque elicere sive obsidione premere posset, legati
ad eum principes Haeduorum veniunt oratum, ut maxime necessario tempore civitati subveniat; summo esse in periculo rem, quod,
cum singuli magistratus antiquitus creari atque regiam potestatem annuam obtinere consuessent, duo magistratum gerant et se
uterque eorum legibus creatum dicat. Horum esse alterum Convictolitavem, florentem et inlustrem adulescentem, alterum Cotum,
antiquissima familia natum atque ipsum hominem summae potentiae et magnae cognationis, cuius frater Valetiacus proximo anno
eundem magistratum gesserit. Civitatem esse omnem in armis; divisum senatum, divisum populum in suas cuiusque eorum clientelas.
Quodsi diutius alatur controversia, fore uti pars cum parte civitatis confligat; id ne accidat, positum in eius diligentia
atque auctoritate.
Versione tradotta
Cesare fermatosi ad Avarico per parecchi giorni e ottenuta qui grandissima quantità di
frumento e di altro vettovagliamento ristabilì l’esercito dalla sofferenza e dalla indigenza.
Ormai quasi terminato l’
inverno, poiché dalla stessa stagione dell’anno si invocava a far guerra ed avendo deciso di partire contro il nemico, sia
potendo snidarlo da paludi e selve sia incalzarlo con l’assedio, vengono da lui come ambasciatori i capi degli Edui a pregarlo
soprattutto di soccorrere la nazione in un momento difficoltoso; (dicevano) che la situazione era al massimo rischio, perché,
mentre erano abituati fin dall’antichità i singoli magistrati ad essere eletti ed ottenere un potere regale annuale, due
tenevano la magistratura e l’uno e l’altro di essi diceva d’essere stato nominato secondo le leggi.
Di questi il primo era
Convictolitave, giovane ricco e nobile, il secondo Coto, nato da antichissima famiglia e lui stesso personaggio di grandissima
potenza e di grande parentela, il cui fratello Valeziaco l’anno precedente aveva svolto la stessa magistratura. Tutta la
nazione era in armi; diviso il senato, diviso il popolo nelle clientele proprie di ognuno di loro.
Che se troppo a lungo si
alimentava la lite, darebbe accaduto che un partito combattesse con un partito della nazione; perché non avvenisse ciò, ci si
rimetteva nella sua sagacia e prestigio
- Letteratura Latina
- Libro 7
- Cesare
- De Bello Gallico