De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 39 - Studentville

De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 39

Eporedorix Haeduus, summo loco natus adulescens et summae domi potentiae, et una Viridomarus pari aetate et gratia, sed genere

dispari, quem Caesar ab Diviciaco sibi traditum ex humili loco ad summam dignitatem perduxerat, in equitum numero convenerant

nominatim ab eo evocati. His erat inter se de principatu contentio et in illa magistratuum controversia alter pro

Convictolitavi, alter pro Coto summis opibus pugnaverat. Ex his Eporedorix cognito Litavicci consilio media fere nocte rem ad

Caesarem defert; orat ne patiatur civitatem pravis adulescentium consiliis ab amicitia populi Romani deficere; quod futurum

provideat, si se tot hominum milia cum hostibus coniunxerint, quorum salutem neque propinqui neglegere neque civitas levi

momento aestimare posset.

Versione tradotta

L’eduo

Eporedorice, giovane nato da nobile famiglia e di grandissima potenza in patria, ed insieme Viridomaro di pari età e prestigio,

non pari di stirpe, che Cesare presentatogli da Diviziaco da umile condizione aveva portato alla massima dignità, erano giunti

nel gruppo dei cavalieri chiamati per nome da lui.
Essi avevano tra loro una rivalità per la supremazia ed in quella lite

delle magistrature uno aveva lottato per Convictolitave e l’altro per Coto con tutti i mezzi.
Tra questi Eporedorice,

saputo il piano di Litavicco quasi a mezzanotte riferisce la cosa a Cesare; prega che non permetta che la nazione defezioni

dalla amicizia del popolo romano per i malvagi progetti di giovani; provveda a quello che sarebbe accaduto, se tante migliaia

di uomini si fossero uniti con i nemici, la loro incolumità né i parenti né la nazione poteva valutare di poca importanza.

  • Letteratura Latina
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  • De Bello Gallico

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