Eporedorix Haeduus, summo loco natus adulescens et summae domi potentiae, et una Viridomarus pari aetate et gratia, sed genere
dispari, quem Caesar ab Diviciaco sibi traditum ex humili loco ad summam dignitatem perduxerat, in equitum numero convenerant
nominatim ab eo evocati. His erat inter se de principatu contentio et in illa magistratuum controversia alter pro
Convictolitavi, alter pro Coto summis opibus pugnaverat. Ex his Eporedorix cognito Litavicci consilio media fere nocte rem ad
Caesarem defert; orat ne patiatur civitatem pravis adulescentium consiliis ab amicitia populi Romani deficere; quod futurum
provideat, si se tot hominum milia cum hostibus coniunxerint, quorum salutem neque propinqui neglegere neque civitas levi
momento aestimare posset.
Versione tradotta
L’eduo
Eporedorice, giovane nato da nobile famiglia e di grandissima potenza in patria, ed insieme Viridomaro di pari età e prestigio,
non pari di stirpe, che Cesare presentatogli da Diviziaco da umile condizione aveva portato alla massima dignità, erano giunti
nel gruppo dei cavalieri chiamati per nome da lui.
Essi avevano tra loro una rivalità per la supremazia ed in quella lite
delle magistrature uno aveva lottato per Convictolitave e l’altro per Coto con tutti i mezzi.
Tra questi Eporedorice,
saputo il piano di Litavicco quasi a mezzanotte riferisce la cosa a Cesare; prega che non permetta che la nazione defezioni
dalla amicizia del popolo romano per i malvagi progetti di giovani; provveda a quello che sarebbe accaduto, se tante migliaia
di uomini si fossero uniti con i nemici, la loro incolumità né i parenti né la nazione poteva valutare di poca importanza.
- Letteratura Latina
- Libro 7
- Cesare
- De Bello Gallico