Caesar nuntiis ad civitatem Haeduorum missis, qui suo beneficio conservatos docerent quos iure belli interficere potuisset,
tribusque horis noctis exercitui ad quietem datis castra ad Gergoviam movit. Medio fere itinere equites a Fabio missi quanto
res in periculo fuerit exponunt. Summis copiis castra oppugnata demonstrant, cum crebro integri defessis succederent nostrosque
adsiduo labore defatigarent, quibus propter magnitudinem castrorum perpetuo esset isdem in vallo permanendum. Multitudine
sagittarum atque omni genere telorum multos vulneratos; ad haec sustinenda magno usui fuisse tormenta. Fabium discessu eorum
duabus relictis portis obstruere ceteras pluteosque vallo addere et se in posterum diem similem ad casum parare. His rebus
cognitis Caesar summo studio militum ante ortum solis in castra pervenit.
Versione tradotta
Cesare, inviati messaggeri alla nazione degli Edui, ad illustrare che erano stati salvati dalla sua benevolenza
quelli che per la legge di guerra avrebbe potuto uccidere, concesse tre ore all’esercito per il riposo della notte mosse gli
accampamenti verso Gergovia. Quasi a metà della marcia cavalieri inviati da Fabio indicano in quanto grave pericolo fosse la
cosa.
Rivelano che gli accampamenti erano stati assediati da grandissime truppe, mentre continuamente i (soldati) freschi
s’avvicendavano agli stanchi e sfiancavano i nostri per la incessante fatica, e per la grandezza degli accampamenti essi stessi
dovevano restare perpetuamente sulla trincea. Dalla quantità di frecce ed ogni genere di proiettili molti erano stati feriti;
per sostenere queste cose eran state di grande utilità le macchine ( da guerra). Fabio alla loro partenza, lasciate (solo) due
porte aveva bloccato le altre ed aggiungeva parapetti alla trincea e si preparava a situazione simile per il giorno
dopo.
Sapute queste cose, Cesare con grande premura dei soldati giunse agli accampamenti prima del sorgere del sole.
- Letteratura Latina
- Libro 1
- Cesare
- De Bello Gallico