Dum haec ad Gergoviam
geruntur, Haedui primis nuntiis ab Litavicco acceptis nullum sibi ad cognoscendum spatium relinquunt. Impellit alios avaritia,
alios iracundia et temeritas, quae maxime illi hominum generi est innata, ut levem auditionem habeant pro re comperta. Bona
civium Romanorum diripiunt, caedes faciunt, in servitutem abstrahunt. Adiuvat rem proclinatam Convictolitavis plebemque ad
furorem impellit, ut facinore admisso ad sanitatem reverti pudeat. M.Aristium tribunum militum iter ad legionem facientem fide
data ex oppido Cavillono educunt; idem facere cogunt eos, qui negotiandi causa ibi constiterant. Hos continuo in itinere adorti
omnibus impedimentis exuunt; repugnantes diem noctemque obsident; multis utrimque interfectis maiorem multitudinem ad arma
concitant.
Versione tradotta
Mentre presso Gergovia si compivano queste cose, gli Edui ricevute le prime notizie da
Litavicco, non si lasciano alcun tempo per controllare.
Alcuni li spinge l’avidità, altri la rabbia e la temerarietà, che
soprattutto per quella razza di uomini è innata, tanto da considerare appurata una piccola diceria.
Saccheggiano i beni dei
cittadini romani, fanno stragi, li riducono in schiavitù.
Aiuta la situazione aggravata Convictolilitave ed eccita la folla
al furore, perché, commesso il delitto ci si vergogni a ritornare alla normalità. Fanno uscire dalla città di Cavillono M.
Aristio tribuno dei soldati che faceva il viaggio verso la legione, data la parola; obbligano a fare lo stesso quelli che s’
erano fermati lì per commerciare.
Assalitili subito durante la marcia li spogliano di tutti i carriaggi; notte e giorno li
assediano mentre resistono; uccisi molti da entrambe le parti chiamano alle armi una folla maggiore.
- De Bello Gallico
- Libro 7
- Cesare
- De Bello Gallico