De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 45 - Studentville

De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 45

Hac re cognita Caesar mittit complures equitum turmas eodem media nocte; imperat his ut paulo tumultuosius

omnibus locis pervagentur. Prima luce magnum numerum impedimentorum ex castris mulorumque produci deque his stramenta detrahi

mulionesque cum cassidibus equitum specie ac simulatione collibus circumvehi iubet. His paucos addit equites, qui latius

ostentationis causa vagentur. Longo circuitu easdem omnes iubet petere regiones. Haec procul ex oppido videbantur, ut erat a

Gergovia despectus in castra, neque tanto spatio certi quid esset explorari poterat. Legionem unam eodem iugo mittit et paulum

progressam inferiore constituit loco silvisque occultat. Augetur Gallis suspicio atque omnes illo ad munitionem copiae

traducuntur. Vacua castra hostium Caesar conspicatus tectis insignibus suorum occultatisque signis militaribus raros milites,

ne ex oppido animadverterentur, ex maioribus castris in minora traducit legatisque, quos singulis legionibus praefecerat, quid

fieri velit, ostendit; in primis monet ut contineant milites, ne studio pugnandi aut spe praedae longius progrediantur; quid

iniquitas loci habeat incommodi proponit; hoc una celeritate posse vitari; occasionis esse rem, non proelii. His rebus

expositis signum dat et ab dextra parte alio ascensu eodem tempore Haeduos mittit.

Versione tradotta

Accortosi di questa cosa Cesare invia parecchie squadre di cavalieri proprio là a

mezzanotte; ordina a questi che scorazzino un poco piuttosto rumorosamente in tutti i luoghi.
Alla prima luce ordina che si

faccia avanzare un gran numero di carriaggi e di muli dagli accampamenti e che si tolgano da essi i basti e che i mulattieri

con gli elmi e con l’aspetto e la finzione di cavalieri siano portati attorno ai colli. Ad essi unisce pochi cavalieri, che

vaghino piuttosto in largo per ostentazione. Con un lungo giro ordina che si dirigano alle stesse zone.
Queste cose da

lontano si vedevano dalla città, come da Gergovia c’era la vista sugli accampamenti, ma a così grande distanza non si poteva

vedere cosa ci fosse di preciso.
Sullo stesso giogo invia una legione ed avanzata un poco la stabilisce in luogo più basso e

la nasconde nelle selve.
Si accresce il sospetto per i Galli e tutte le truppe sono trasportate là per la

fortificazione.
Cesare avendo visto gli accampamenti dei Galli vuoti, coperte le insegne dei suoi ed occultate le insegne

militari fa passare i soldati pochi (per volta), perché non se ne accorgessero dalla città, dagli accampamenti maggiori ai

minori ed ai legati, che aveva assegnato alle singole legioni, dichiara cos vuole di faccia; anzitutto ordina di tenere i

soldati, perché per la voglia di combattere o per la speranza di bottino non avanzino troppo lontano; avverte cosa abbia di

svantaggio la inadeguatezza del luogo; che questo si può evitare col la sola rapidità; la cosa era (un fatto) di sorpresa, non

di battaglia. Esposte queste cose dà il segnale e dalla parte destra per un’altra salita manda gli Edui nello stesso

momento.

  • Letteratura Latina
  • Libro 7
  • Cesare
  • De Bello Gallico

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti