Oppidi murus a planitie atque initio ascensus recta regione, si nullus amfractus
intercederet, mille cc passus aberat; quicquid huc circuitus ad molliendum clivum accesserit, id spatium itineris augebat. A
medio fere colle in longitudinem, ut natura montis ferebat, ex grandibus saxis sex pedum murum qui nostrum impetum tardaret,
praeduxerant Galli atque inferiore omni spatio vacuo relicto superiorem partem collis usque ad murum oppidi densissimis castris
compleverant. Milites dato signo celeriter ad munitionem perveniunt eamque transgressi trinis castris potiuntur; ac tanta fuit
in capiendis castris celeritas, ut Teutomatus, rex Nitiobrogum, subito in tabernaculo oppressus, ut meridie conquieverat,
superiore corporis parte nuda vulnerato equo vix se ex manibus praedantium militum eriperet.
Versione tradotta
Il muro della città dalla pianura e dall’inizio della salita in linea retta, se non si
fosse frapposto alcuna giravolta, era distante mille duecento passi; qualunque cosa si fosse aggiunto qui di circuito per
alleviare la pendenza, aumentava quella lunghezza di percorso. Dalla metà quasi del colle, come la natura del colle comportava,
i Galli avevano costruito per la lunghezza con grandi macigni un muro di sei piedi, per rallentare il nostro attacco e lasciato
ogni spazio vuoto al disotto avevano riempito la parte superiore del colle fino al muro della città di accampamenti densissimi.
I soldati dato il segnale, rapidamente arrivano alla fortificazione e superatala si impadroniscono di tre accampamenti; e fu
così grande la velocità nel prendere gli accampamenti, che Teutomato, re dei Niziobogi, sorpreso improvvisamente nella tenda,
poiché riposava a mezzogiorno con la parte superiore del corpo nuda, essendo ferito il cavallo, a stento si sottrasse dalle
mani dei soldati che depredavano.
- De Bello Gallico
- Libro 7
- Cesare
- De Bello Gallico