De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 47 - Studentville

De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 47

Consecutus id quod animo

proposuerat Caesar receptui cani iussit legionisque decimae, quacum erat, contionatus signa constituit. At reliquarum legionum

milites non audito sono tubae, quod satis magna valles intercedebat, tamen a tribunis militum legatisque, ut erat a Caesare

praeceptum, retinebantur; sed elati spe celeris victoriae et hostium fuga et superiorum temporum secundis proeliis nihil adeo

arduum sibi existimabant, quod non virtute consequi possent, neque finem prius sequendi fecerunt quam muro oppidi portisque

adpropinquarunt. Tum vero ex omnibus urbis partibus orto clamore, qui longius aberant, repentino tumultu perterriti, cum hostem

intra portas esse existimarent, sese ex oppido eiecerunt. Matres familiae de muro vestem argentumque iactabant et pectore nudo

prominentes passis manibus obtestabantur Romanos, ut sibi parcerent neu, sicut Avarici fecissent, ne a mulieribus quidem atque

infantibus abstinerent; nonnullae de muro per manus demissae sese militibus tradebant. L. Fabius centurio legionis viii, quem

inter suos eo die dixisse constabat excitari se Avaricensibus praemiis neque commissurum, ut prius quisquam murum ascenderet,

tres suos nactus manipulares atque ab his sublevatus murum ascendit, eos ipse rursus singulos exceptans in murum extulit.

Versione tradotta

Ottenuto quello che nella mente si era proposto, Cesare

comando che si suonasse per la raccolta e fermò le insegne della decima legione, con cui si trovava.
Ma i soldati delle

altre legioni non sentito il suono della tromba, poiché c’era in mezzo una valle abbastanza grande, tuttavia erano trattenuti

dai tribuni dei soldati e dai legati, come era stato ordinato da Cesare; ma trascinati dalla speranza della vittoria e dalla

fuga dei nemici e per le battaglie fortunate dei tempi precedenti nulla giudicavano essere per loro difficile, che non si

potesse ottenere col coraggio, e non fecero la fine di inseguire prima di avvicinarsi al muro della città e del

ponte.
Allora però sorto un urlo da tutte le parti della città, quelli che erano piuttosto lontani, atterriti dall’

improvviso frastuono, pensando che il nemico fosse dentro le porte, si lanciarono fuori dalla città. Le madri di famiglia

gettavano dal muro vestiario ed argento ed sporgendosi a petto nudo con le mani aperte scongiuravano i Romani di risparmiarle

e, come avevano fatto ad Avarico, di non risparmiare neppure le donne ed i bambini; alcune calatesi per le mani dal muro si

consegnavano ai soldati. L. Fabio, centurione della ottava legione, che risultava aver detto tra i suoi che in quel giorno era

eccitato dai premi di Avarico e non avrebbe permesso che nessuno salisse
prima sul muro, presi tre suoi soldati del manipolo

e da essi sollevato scalò il muro, e lui stesso di nuovo prendendoli li tirò sul muro.

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