De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 50 - Studentville

De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 50

Cum acerrime comminus pugnaretur, hostes loco et numero, nostri

virtute confiderent, subito sunt Haedui visi ab latere nostris aperto, quos Caesar ab dextra parte alio ascensu manus

distinendae causa miserat. Hi similitudine armorum vehementer nostros perterruerunt, ac tametsi dextris umeris exsertis

animadvertebantur, quod insigne pactum esse consuerat, tamen id ipsum sui fallendi causa milites ab hostibus factum

existimabant. Eodem tempore L. Fabius centurio quique una murum ascenderant, circumventi atque interfecti de muro

praecipitabantur. M. Petronius, eiusdem legionis centurio, cum portas excidere conatus esset, a multitudine oppressus ac sibi

desperans multis iam vulneribus acceptis, manipularibus suis, qui illum erant secuti ‘Quoniam’ inquit ‘me una vobiscum

servare non possum, vestrae quidem certe vitae prospiciam, quos cupiditate gloriae adductus in periculum deduxi. Vos data

facultate vobis consulite.’ Simul in medios hostes inrupit duobusque interfectis reliquos a porta paulum submovit.

Conantibus auxiliari suis ‘Frustra’ inquit ‘meae vitae subvenire conamini, quem iam sanguis viresque deficiunt.

Proinde abite, dum est facultas, vosque ad legionem recipite.’ Ita pugnans post paulo concidit ac suis saluti fuit.

Versione tradotta

Mentre si combatteva molto

aspramente corpo a corpo, i nemici confidando sul luogo ed il numero, i nostri sul valore, improvvisamente furono visti gli

Edui dal fianco aperto per i nostri, che Cesare aveva inviato dalla parte destra per un’altra salita per allentare i manipoli.

Questi per la somiglianza delle armi terrorizzarono molto i nostri, e anche se li riconoscevano per le spalle destre nude,

segnale che era solito essere pattuito, tuttavia i soldati credevano che fosse stato fatto dai nemici proprio per ingannarli.

Nello stesso tempo il centurione L. Fabio e quelli che insieme avevano scalato il muro, attorniati ed uccisi erano precipitati

dal muro. M. Petronio, centurione della stessa legione, avendo tentato di sfondare le porte, incalzato dalla folla e disperando

per sé e ricevute ormai molte ferite, ai suoi soldati del manipolo, che lo avevano seguito “Poiché, disse, non posso salvare me

insieme con voi, provvederò certamente proprio alla vostra vita, voi che spinto dalla brama di gloria ho trascinato nel

pericolo. Voi, datovi il permesso, badate a voi.”
Contemporaneamente si lanciò in mezzo ai nemici ed uccisine due allontanò

un poco gli altri dalla porta.
Mentre i suoi tentavano di aiutare ” Invano, disse, tentate di soccorrere la mia vita, io che

ormai il sangue e le forze abbandonano. Perciò andatevene, mentre c’è la possibilità, e ritiratevi presso la legione.”
Così

combattendo poco dopo cadde e fu di salvezza per i suoi.

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