Noviodunum erat oppidum Haeduorum ad ripas Ligeris opportuno loco positum. Huc Caesar omnes obsides Galliae, frumentum,
pecuniam publicam, suorum atque exercitus impedimentorum magnam partem contulerat; huc magnum numerum equorum huius belli causa
in Italia atque Hispania coemptum miserat. Eo cum Eporedorix Viridomarusque venissent et de statu civitatis cognovissent,
Litaviccum Bibracte ab Haeduis receptum – quod est oppidum apud eos maximae auctoritatis -, Convictolitavem magistratum
magnamque partem senatus ad eum convenisse, legatos ad Vercingetorigem de pace et de amicitia concilianda publice missos, non
praetermittendum instans tantum commodum existimaverunt. Itaque interfectis Novioduni custodibus quique eo negotiandi aut
itineris causa convenerant, pecuniam atque equos inter se partiti sunt, obsides civitatum Bibracte ad magistratum deducendos
curaverunt, oppidum, quod ab se teneri non posse iudicabant, ne cui esset usui Romanis, incenderunt, frumenti quod subito
potuerunt navibus avexerunt, reliquum flumine atque incendio corruperunt. Ipsi ex finitimis regionibus copias cogere, praesidia
custodiasque ad ripas Ligeris disponere equitatumque omnibus locis iniciendi timoris causa ostentare coeperunt, si ab re
frumentaria Romanos excludere aut adductos inopia ex provincia expellere possent. Quam ad spem multum eos adiuvabat, quod Liger
ex nivibus creverat, ut omnino vado non posse transiri videretur.
Versione tradotta
Novioduno era una città
degli Edui posta in luogo favorevole sulle rive della Loira. Qui Cesare aveva portato tutti gli ostaggi della Gallia, il
frumento, il denaro pubblico, gran parte dei carriaggi suoi e dell’esercito; qui aveva inviato grande quantità di cavalli
acquistata per questa guerra in Italia ed in Spagna. Essendo giunti là Eporedorige e Viridomaro ed avendo saputo dello stato
della nazione, che Litavicco era stato accolto a Bibratte – che è la città per loro di massimo prestigio -, il magistero
Convictolitave e gran parte del senato era d’accordo con lui, erano stati inviati a Vercingetorige ambasciatori pubblicamente
per fare pace ed amicizia,
giudicarono che non bisognava tralasciare un momento tanto vantaggioso.
Così uccisi a
Novioduno le guardie e quelli che vi erano giunti per commerciare, si divisero tra loro denaro e cavalli, fecero portare gli
ostaggi delle nazioni dal magistrato a Bibratte, la città, che ritenevano non si potesse tenere da loro, perché non fosse di
alcuna utilità ai Romani, la incendiarono, di frumento quello che poterono subito lo sottrassero con le navi, il resto lo
danneggiarono nel fiume o con l’incendio. Essi stessi cominciarono a raccogliere truppe dalle nazioni vicine, disporre
guarnigioni e sentinelle sulle rive della Loira ed ostentare la cavalleria in tutti i luoghi per incutere timore, se potessero
escludere i Romani dal vettovagliamento o, costretti dalla fame, cacciarli dalla provincia. Per tale speranza li aiutava molto,
il fatto che la Loira era cresciuta per le nevi, tanto che non sembrava si potesse assolutamente passare a guado.
- Letteratura Latina
- Libro 7
- Cesare
- De Bello Gallico