Labienus primo vineas agere, cratibus atque aggere paludem explere atque iter munire conabatur. Postquam id difficilius
confici animadvertit, silentio e castris tertia vigilia egressus eodem, quo venerat, itinere Metlosedum pervenit. Id est
oppidum Senonum in insula Sequanae positum, ut paulo ante de Lutecia diximus. Deprehensis navibus circiter quinquaginta
celeriterque coniunctis atque eo militibus iniectis et rei novitate perterritis oppidanis, quorum magna pars erat ad bellum
evocata, sine contentione oppido potitur. Refecto ponte, quem superioribus diebus hostes resciderant, exercitum traducit et
secundo flumine ad Luteciam iter facere coepit. Hostes re cognita ab iis, qui Metlosedo fugerant, Luteciam incendi pontesque
eius oppidi rescindi iubent; ipsi profecti a palude in ripa Sequanae e regione Luteciae contra Labieni castra considunt.
Versione tradotta
Labieno tentava anzitutto di far avanzare le gallerie e di
riempire la palude di graticci e di un terrapieno e garantire il passaggio. Dopo che s’accorse che ciò si realizzava piuttosto
difficilmente, uscito in silenzio dagli accampamenti alla terza veglia, giunse a Metlosedo, per quella stessa strada, per cui
era arrivato. Quella è una città dei Senoni posta su di un’isola della Senna, come poco prima dicemmo di Lutezia. Prese circa
cinquanta navi e rapidamente unitele e li fatti passare i soldati e terrorizzati i cittadini per la novità della cosa, la gran
parte dei quali era stata chiamata per la guerra, senza scontro s’impadronisce della città. Ricostruito il ponte, che nei
giorni precedenti i nemici avevano tagliato, fa passare l’esercito e lungo il fiume cominciò a marciare verso Lutezia. I
nemici, saputa la cosa da quelli che erano fuggiti da Metlosedo, comandano che Lutezio sia incendiata ed i suoi ponti tagliati;
essi partiti dalla palude sulla riva della Senna di fronte a Lutezia si fermano contro gli accampamenti di Labieno.
- De Bello Gallico
- Libro 7
- Cesare
- De Bello Gallico