Ipse imperat
reliquis civitatibus obsides; denique ei rei constituit diem; huc omnes equites, xv milia numero, celeriter convenire iubet.
Peditatu quem antea habuerit se fore contentum dicit neque fortunam temptaturum aut acie dimicaturum, sed quoniam abundet
equitatu, perfacile esse factu frumentationibus pabulationibusque Romanos prohibere; aequo modo animo sua ipsi frumenta
corrumpant aedificiaque incendant, qua rei familiaris iactura perpetuum imperium libertatemque se consequi videant. His
constitutis rebus Haeduis Segusiavisque, qui sunt finitimi provinciae, decem milia peditum imperat; huc addit equites
octingentos. His praeficit fratrem Eporedorigis bellumque inferre Allobrogibus iubet. Altera ex parte Gabalos proximosque pagos
Arvernorum in Helvios, item Rutenos Cadurcosque ad fines Volcarum Arecomicorum depopulandos mittit. Nihilo minus clandestinis
nuntiis legationibusque Allobroges sollicitat, quorum mentes nondum a superiore bello resedisse sperabat. Horum principibus
pecunias, civitati autem imperium totius provinciae pollicetur.
Versione tradotta
Egli ordina ostaggi alle altre nazioni; inoltre per tale cosa stabilisce il giorno; qui ordina che vengano rapidamente
tutti i cavalieri, 15 mila di numero. Dice che sarebbe stato contento della fanteria , che aveva prima e che non avrebbe tentato
la sorte o combattuto in campo aperto, ma poiché abbonda di cavalleria, era facile da farsi impedire i Romani da
approvvigionamenti e foraggiamenti; solo di buon animo essi stessi danneggino i frumenti ed incendino le abitazioni, e con tale
perdita di bene famigliare provvedano a raggiungere un potere perpetuo e la libertà.
Stabilite queste cose, ordina agli Edui
ed ai Segusiavi, che sono confinanti della provincia, dieci mila fanti; vi aggiunge ottocento cavalieri:
Ad essi mette a
capo il fratello di Eporedorige ed ordina di dichiarare guerra agli Allobrogi. Dall’altra parte manda i Gabali ed i cantoni
vicini degli Arverni contro gli Elvi, similmente Ruteni e Caderci a saccheggiare i territori del Volci e degli Arecomici.
Nondimeno con messaggeri clandestini ed ambascerie sobilla gli Allobrogi, le cui volontà sperava che non si fossero calmate
dalla precedente guerra. Ai capi di questi promette denari, ed alla nazione il potere di tutta la provincia.
- Letteratura Latina
- Libro 7
- Cesare
- De Bello Gallico