De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 64 - Studentville

De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 64

Ipse imperat

reliquis civitatibus obsides; denique ei rei constituit diem; huc omnes equites, xv milia numero, celeriter convenire iubet.

Peditatu quem antea habuerit se fore contentum dicit neque fortunam temptaturum aut acie dimicaturum, sed quoniam abundet

equitatu, perfacile esse factu frumentationibus pabulationibusque Romanos prohibere; aequo modo animo sua ipsi frumenta

corrumpant aedificiaque incendant, qua rei familiaris iactura perpetuum imperium libertatemque se consequi videant. His

constitutis rebus Haeduis Segusiavisque, qui sunt finitimi provinciae, decem milia peditum imperat; huc addit equites

octingentos. His praeficit fratrem Eporedorigis bellumque inferre Allobrogibus iubet. Altera ex parte Gabalos proximosque pagos

Arvernorum in Helvios, item Rutenos Cadurcosque ad fines Volcarum Arecomicorum depopulandos mittit. Nihilo minus clandestinis

nuntiis legationibusque Allobroges sollicitat, quorum mentes nondum a superiore bello resedisse sperabat. Horum principibus

pecunias, civitati autem imperium totius provinciae pollicetur.

Versione tradotta

Egli ordina ostaggi alle altre nazioni; inoltre per tale cosa stabilisce il giorno; qui ordina che vengano rapidamente

tutti i cavalieri, 15 mila di numero. Dice che sarebbe stato contento della fanteria , che aveva prima e che non avrebbe tentato

la sorte o combattuto in campo aperto, ma poiché abbonda di cavalleria, era facile da farsi impedire i Romani da

approvvigionamenti e foraggiamenti; solo di buon animo essi stessi danneggino i frumenti ed incendino le abitazioni, e con tale

perdita di bene famigliare provvedano a raggiungere un potere perpetuo e la libertà.
Stabilite queste cose, ordina agli Edui

ed ai Segusiavi, che sono confinanti della provincia, dieci mila fanti; vi aggiunge ottocento cavalieri:
Ad essi mette a

capo il fratello di Eporedorige ed ordina di dichiarare guerra agli Allobrogi. Dall’altra parte manda i Gabali ed i cantoni

vicini degli Arverni contro gli Elvi, similmente Ruteni e Caderci a saccheggiare i territori del Volci e degli Arecomici.

Nondimeno con messaggeri clandestini ed ambascerie sobilla gli Allobrogi, le cui volontà sperava che non si fossero calmate

dalla precedente guerra. Ai capi di questi promette denari, ed alla nazione il potere di tutta la provincia.

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