Uno die intermisso Galli atque hoc spatio magno cratium
scalarum harpagonum numero effecto media nocte silentio ex castris egressi ad campestres munitiones accedunt. Subito clamore
sublato, qua significatione qui in oppido obsidebantur de suo adventu cognoscere possent, crates proicere, fundis sagittis
lapidibus nostros de vallo proturbare reliquaque quae ad oppugnationem pertinent parant administrare. Eodem tempore clamore
exaudito dat tuba signum suis Vercingetorix atque ex oppido educit. Nostri, ut superioribus diebus suus cuique erat locus
attributus, ad munitiones accedunt; fundis librilibus sudibusque, quas in opere disposuerant, ac glandibus Gallos
proterrent.
Prospectu tenebris adempto multa utrimque vulnera accipiuntur. Complura tormentis tela coniciuntur. At M.
Antonius et C. Trebonius legati, quibus hae partes ad defendendum obvenerant, qua ex parte nostros premi intellexerant, his
auxilio ex ulterioribus castellis deductos submittebant.
Versione tradotta
I Galli, passato un giorno, ma nel frattempo preparato un gran numero di graticci e scale, a mezza notte in
silenzio usciti dagli accampamenti si avvicinano alle fortificazioni della pianura.Alzato un grido improvviso, e con tale
segnalazione quelli che erano assediati in città potevano sapere del loro arrivo, preparano a gettare graticci, a scompigliare
dalla trincea i nostri con fionde, frecce, pietre ed organizzare le altre cose che servono per l’assedio. Nello stesso tempo,
sentito l’urlo, Vercingetorige con la tromba dà ai suoi il segnale e li fa uscire dalla città. I nostri, poiché nei giorni
precedenti era stato assegnato a ciascuno il suo posto, si avvicinano alle fortificazioni; con fionde da una libbra e pali, che
avevano disposto nella (opera di ) difesa e ghiande (di piombo) atterriscono i Galli.
Tolta la visione per le tenebre si
ricevono perdite da entrambe le parti.
Con le macchine si lanciano molte armi. Ma i legati M. Antonio e C. Trebonio, ai
quali erano toccate queste parti da difendere, dalla parte dove avevano capito che i nostri erano sopraffatti, ad essi
mandavano in aiuto (uomini) fatti uscire dalle fortezze lontane.
- Letteratura Latina
- Libro 7
- Cesare
- De Bello Gallico