De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 83 - Studentville

De Bello Gallico, Libro 7 - Par. 83

Bis magno cum detrimento repulsi

Galli quid agant consulunt; locorum peritos adhibent; ex his superiorum castrorum situs munitionesque cognoscunt. Erat a

septentrionibus collis, quem propter magnitudinem circuitus opere circumplecti non potuerant nostri, necessarioque paene iniquo

loco et leviter declivi castra fecerant. Haec C. Antistius Reginus et C. Caninius Rebilus legati cum duabus legionibus

obtinebant. Cognitis per exploratores regionibus duces hostium lx milia ex omni numero deligunt earum civitatum quae maximam

virtutis opinionem habebant; quid quoque pacto agi placeat, occulte inter se constituunt; adeundi tempus definiunt, cum meridie

esse videatur. His copiis Vercassivellaunum Arvernum, unum ex quattuor ducibus, propinquum Vercingetorigis, praeficiunt. Ille

ex castris prima vigilia egressus prope confecto sub lucem itinere post montem se occultavit militesque ex nocturno labore sese

reficere iussit. Cum iam meridies adpropinquare videretur, ad ea castra, quae supra demonstravimus, contendit; eodemque tempore

equitatus ad campestres munitiones accedere et reliquae copiae pro castris sese ostendere coeperunt.

Versione tradotta

Per due volte respinti con grande perdita, i Galli, si

consultano che fare; si servono di esperti dei luoghi; da questi conoscono le postazioni degli accampamenti e le

fortificazioni. C’era da settentrione un colle, che i nostri non avevano potuto abbracciare con l’opera per la grandezza del

perimetro, e necessariamente avevano fatto gli accampamenti in luogo quasi sfavorevole e leggermente in pendio. Queste cose le

occupavano i legati C. Antistio e C. Caninio Rebilo con due legioni. Conosciute le zone per mezzo degli esploratori, i capi dei

nemici scelgono da tutto il numero sessantamila di quelle nazioni che avevano la massima fama di valore; cosa ed in che misura

si decida di agire, segretamente lo decidono tra loro; definiscono il momento di attaccare, quando sembri essere

mezzogiorno.
A queste truppe mettono a capo l’arverno Vercassivellauno, uno dei quattro comandanti, parente di

Vercingetorige. Egli uscito dagli accampamenti alla prima veglia, terminata la marcia quasi alla luce(del giorno), si nascose

dietro il monte e comandò che i soldati si riposassero dalla fatica notturna. Sembrando che ormai si avvicinasse mezzogiorno,

si diresse a quegli accampamenti, che sopra dicemmo; nello stesso tempo cominciarono, la cavalleria ad avvicinarsi alle

fortificazioni della pianura e le altre truppe a mostrarsi davanti agli accampamenti.

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